di Caterina Fazion

Stefano Bembich, classe 1969, dopo una laurea in psicologia, una specializzazione post laurea in “psicologia del ciclo della vita” e un dottorato di ricerca, inizia il suo percorso al Burlo Garofolo nel 2012.

Su cosa verte la sua attività di ricerca?
Mi occupo principalmente di rilevare l’attività della corteccia cerebrale dei neonati durante determinate esperienze e stimolazioni, utilizzando una tecnica chiamata Nirs (Near Infrared Spectroscopy – spettroscopia del vicino infrarosso). Si è recentemente conclusa una ricerca sugli effetti cerebrali del contatto pelle a pelle tra neonati e mamme. Questo tipo di contatto è fortemente promosso, specialmente per i neonati pretermine, per favorire un adeguato sviluppo e maturazione.
 
Cosa è emerso?
Posizionando delle fibre ottiche sulla testa dei neonati, grazie all’impiego di una cuffietta, si è visto che durante il contatto pelle a pelle nei neonati prematuri, ci sono state molte attivazioni cerebrali, che corrispondono ad aumenti di ossigenazione, rispetto a quando il bambino era monitorato in incubatrice, lontano dalla mamma. È previsto che i dati rilevati con la Nirs vengano messi in relazione con monitoraggi successivi per verificare lo sviluppo dell’encefalo di questi bambini nati prematuri, avvenuto fuori dalla pancia della mamma.
 
In quali altre ricerche è coinvolto?
La tecnica della Nirs è stata impiegata anche per valutare l’attivazione cerebrale della mamma e del neonato contemporaneamente, durante l’allattamento al seno, sia rilassato sia standard. Dalle prime analisi è emerso come durante l’allattamento al seno rilassato i segnali di attivazione delle mamme e dei bambini fossero maggiormente sincronizzati, in maniera più intensa e duratura.
 
Il Covid ha influenzato la sua attività di ricerca?
Durante il lockdown abbiamo visto cambiare moltissimo la situazione negli ospedali: l’unità di terapia intensiva neonatale, solitamente aperta h24 a entrambi i genitori, prevedeva l’accesso di un solo genitore per un’ora al giorno. Abbiamo dunque deciso di rilevare le reazioni e gli stati d’animo delle mamme e dei papà tramite alcune interviste. Rabbia, tristezza e paura, dettate dalla separazione dal bambino e dal partner, sono state le emozioni maggiormente riportate. Per questo motivo, se in futuro dovessero essere adottate nuovamente queste restrizioni, sarebbe importante fornire ai genitori un supporto psicologico per affrontare al meglio la situazione.
 
Cos’è per lei la ricerca?
Più che come ricercatore mi piace pensarmi come un esploratore: apprezzo l’ignoto e la possibilità di indagare campi nuovi ancora inesplorati dove sono, se non proprio il primo, uno dei primi ad approcciarsi, per cui posso dare sfogo alla mia fantasia di speculazione.
  

Data creazione: 
12/03/2021
Data di aggiornamento: 
12/03/2021
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