EMERGENZA COVID-19 | Psicologhe e psicologi del Burlo rispondono


Mio/a figlio/a non tollera un “no”, si infuria se qualcosa non gli riesce subito… come possiamo gestire la situazione?

Risponde la Dott.ssa Stefania Zamarian, Psicologa psicoterapeuta contrattista per il progetto psicologico sull’emergenza covid-19 della Direzione Sanitaria - Ufficio Continuità assistenziale dell’IRCCS Burlo Garofolo.


Problema:

Mio figlio non riesce a tollerare la frustrazione che prova quando diciamo no a qualcosa. Si irrita, a volte lancia oggetti, urla, oppure, quando non riesce a fare qualcosa, rinuncia subito perché dice che tanto non lo saprà fare. Credevo che questa fase fosse passata, ma dopo la quarantena si sta riproponendo.

Che succede?

Non è raro osservare nei bambini dei comportamenti di regressione in questa fase storica e quindi il riattivarsi di modalità che sembravano superate: i bambini stanno facendo i conti con uno stress acuto e con i conseguenti sintomi ad esso associato. Ma andiamo nello specifico: quando un bambino “perde il controllo” difronte ad uno stimolo che per noi adulti non sembra così grave, quello che ci sta dicendo può essere riassunto più o meno così: “aiutami, sono in preda alle mie emozioni e non riesco a trovare una soluzione per uscirne, ho perso l’equilibrio e sono nella mia zona di caos o di blocco” (per intenderci: il caos è contraddistinto da reazioni di rabbia, agitazione, irritabilità… . Il blocco invece da reazioni di isolamento, demotivazione, rinuncia…).

Che fare? 

Osserviamo le nostre reazioni: a tutti sarà capitato a volte di minimizzare (“dai non è successo niente, non serve mica piangere se non riesci”) o di criticare (“te la prendi per una cosa così? Stai esagerando in fondo puoi guardare la tv dopo cena”) o di allontanare (“vai in camera tua finché non ti sei calmato”, “non ti voglio vedere, mi sono proprio stufato/a”). In queste situazioni reagiamo al comportamento in modo automatico perdendoci cosa nostro figlio ci vuole dire in quel momento. Il risultato è che potremmo provare un po' di sollievo per aver interrotto quel comportamento, ma esso verrà riproposto in altre situazioni.

Che fare quindi?

Possiamo sintonizzarci con le emozioni espresse dal bambino, ad esempio, rispecchiando l’emozione che nostro figlio prova in quel momento nominandola (“capisco che sei proprio arrabbiato”….) e mentre lo facciamo, mettiamoci alla sua stessa altezza guardandolo negli occhi. Poi, possiamo distinguere il comportamento dall’emozione: obiettivo è inviare il messaggio che va bene ciò che sta provando (tutte le emozioni sono ok, anche quelle spiacevoli come la rabbia), ma che può non andare bene agire l’emozione. In questo modo aiutiamo nostro figlio ad autoregolarsi e quindi potremmo dire ad esempio: “capisco che sei arrabbiato perché….., ma non va bene che lanci le cose. Posso aiutarti a trovare un modo per calmarti”. Quando il bambino si tranquillizza è il momento in cui possiamo pensare insieme a comportamenti altri da mettere in campo, vedendo prima insieme quali conseguenze ha portato il suo comportamento e come può fare la prossima volta per trovare altre strategie utili che lo possano aiutare.


Fonte:

“Yes Brain. Come valorizzare le risorse del bambino”. Daniel J. Siegel, Tina Payne Bryson. Raffaello Cortina Editore.

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Data di aggiornamento: 
Martedì, 15 Settembre, 2020

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