Il morbo di Crohn è una malattia cronica, a carattere infiammatorio, che si manifesta tipicamente con diarrea, perdita di peso, febbre, e possibili altri sintomi.

Circa il 25% dei casi di Morbo di Crohn esordisce il età pediatrica, ed i casi ad esordio pediatrico, peraltro in continuo aumento soprattutto nei paesi industrializzati, sono in genere più aggressivi di quelli ad esordio in età adulta.  Se non adeguatamente trattati una parte di questi casi rischiano danni permanenti, come un ritardo di crescita e di sviluppo, osteoporosi, e disturbi di tipo psicologico.

Purtroppo nessuno dei farmaci esistenti rappresenta la cura “definitiva “ per il morbo di Crohn. Inoltre, tutti i farmaci ad oggi utilizzabili, inclusi i moderni farmaci biologici, espongono a possibili effetti collaterali, a volte severi.

Sarebbero quindi necessari nuovi trattamenti efficaci e con buoni profili di sicurezza, che permettano di un indurre la remissione nel lungo termine in bambini affetti da questa malattia.

Tuttavia, gli studi di alto livello (randomizzati controllati) che hanno esplorato efficacia e sicurezza di farmaci per il trattamento del morbo di Crohn in età pediatrica si contano sulle dita di una mano, e le linee guida di trattamento per il bambino sono in gran parte derivate da evidenze ottenute su sperimentazioni nell’adulto.  

La Clinica Pediatrica  dell’ Università di Trieste presso l’IRCCS Burlo Garofolo, in collaborazione con altri sei prestigiosi centri pediatrici italiani (Università di Messina; IRCCS Gaslini di Genova; Ospedale Buzzi di Milano; Università di Firenze; Università di Pisa; Spedali Civili di Brescia) hanno condotto uno trial per valutare in modo rigoroso efficacia e sicurezza di una nuova terapia per i bambini affetti da morbo di Crohn.

Lo studio è stato finanziato dai bandi per la Ricerca Indipendente , ovvero non connessa ad interessi industriali, dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ed è stato pubblicato su JAMA, il 26 Novembre 2013.

L’idea dello studio nasce da precedenti esperienze sviluppate presso la Clinica Pediatrica dell’Universita’ di Trieste al Burlo sin da metà anni ‘90, nella gestione di singoli casi “non responder” ad altre terapie, tramite l’utilizzo della talidomide. Una prima case series di circa trenta pazienti seguiti con follow up tra 1 e 5 anni è stata analizzata nel 2004. L’esperienza nell’utilizzo del farmaco è progressivamente maturata, sino a portare a questo studio multicentrico, con disegno randomizzato controllato, e follow up prospettico a lungo termine.  

Lo studio in sintesi dimostra che la talidomide è farmaco efficace nella gestione di bambino con malattia di Crohn refrattaria ad altre terapie, e può indurre remissione nel lungo termine. Nello studio circa il 60% dei bambini trattati con talidomide hanno raggiunto la remissione clinica, e l’hanno mantenuta per un tempo medio di 180 settimane. La differenza tra talidomide e placebo è stata non solo statisticamente significativa, ma schiacciante ( solo 10% circa dei bambini è andato in remissione ad 8 settimane in placebo, e la remissione viene mantenuta per un tempo medio di circa 6 settimane) a dimostrazione anche di quanto i casi arruolati fossero gravi.

Certamente la talidomide rimane un farmaco ospedaliero, e la sua somministrazione va effettuata sotto stretto controllo medico e con le adeguate precauzioni. Tuttavia rispetto ad altri farmaci, inclusi i farmaci biologici, la talidomide ha il grosso vantaggio della somministrazione orale.

La clinica Pediatrica di Trieste ha ora in progetto di continuare ad investigare l’efficacia e la sicurezza della talidomide in bambini affetti da Morbo di Crohn e Rettocolite ulcerosa.

  Figura 1.

Curva Kaplan-Meyer della durata della remissione, libera da effetti collaterali.

 

Il grafico rappresenta la durata della remissione in settimane 

 

 

Immagine: 

Amministrazione Trasparente