Uno studio congiunto dell’IRCCS Burlo Garofolo e dell’Università di Trieste ha sviluppato una strategia promettente per la preservazione della fertilità delle pazienti pediatriche oncologiche, utilizzando strategie integrate di bioingegneria e terapia cellulare.
I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista scientifica Bioactive Materials.

Trieste, 12/06/2025 – Un gruppo di ricercatori dell’Università di Trieste e dell’IRCCS Burlo Garofolo ha sviluppato una strategia innovativa per preservare la fertilità delle pazienti pediatriche con tumore, applicando tecniche integrate di bioingegneria e terapia cellulare all’autotrapianto di tessuto ovarico crioconservato: una procedura che prevede il prelievo di una parte dell’ovaio prima delle terapie oncologiche, il suo congelamento e il successivo reimpianto nella stessa paziente una volta guarita.
In particolare, i ricercatori hanno dimostrato che l’aggiunta al tessuto ovarico di cellule autologhe derivate dai vasi sanguigni, isolate dallo stesso campione, può favorire una più rapida rivascolarizzazione dell’innesto, migliorando così l’apporto di ossigeno e nutrienti. Questo approccio potrebbe contribuire in modo significativo a preservare la fertilità delle pazienti.
Il lavoro è frutto anche della collaborazione con due importanti enti di ricerca del territorio: l’International Centre for Genetic Engineering and Biotechnology ICGEB (seguito dalla prof.ssa Serena Zacchigna, del Laboratorio di Biologia Cardiovascolare e docente UniTS) e il centro di ricerca internazionale Elettra Sincrotrone Trieste.
I risultati dello studio, condotto su modelli animali, sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista scientifica Bioactive Materials.

A guidare il gruppo di ricerca sono Chiara Agostinis, dottoressa e ricercatrice presso l’IRCCS Burlo Garofolo, Roberta Bulla docente presso il Dipartimento di Scienze della Vita dell’Università degli Studi di Trieste e Giuseppe Ricci, docente presso il Dipartimento Universitario Clinico di Scienze Mediche Chirurgiche e della Salute dell’Università di Trieste, e direttore della Clinica Ostetrica e Ginecologica dell’IRCCS Burlo Garofolo.


“Questo lavoro getta le basi per un successivo studio preclinico – spiega Chiara Agostinis - in cui ci proponiamo di approfondire le potenzialità e l’efficacia del nostro approccio sperimentale, con uno sguardo di insieme sui vantaggi che potrebbe apportare alla funzionalità endocrina dell’ovaio autotrapiantato.”
“Nonostante le linee guida internazionali abbiano recentemente promosso questa procedura da puramente sperimentale a procedura clinica - aggiunge il prof. Giuseppe Ricci - restano ancora da migliorare diversi aspetti del protocollo; ciò consentirebbe a più ospedali e istituti di ricerca di inserirla nella routine clinica. Ad oggi in Italia, infatti, sono pochissimi i centri che se ne occupano, rendendo l’accesso difficoltoso per le pazienti”.
Il protocollo sperimentale è stato messo a punto dalla dott.ssa Mariagiulia Spazzapan nell’ambito del suo dottorato di ricerca e rappresenta un'importante innovazione nel campo della preservazione della fertilità. La dott.ssa Lorella Pascolo, ricercatrice dell’IRCCS Burlo Garofolo si è occupata della valutazione post-trapianto del tessuto tramite microtomografia a raggi-X.  Le analisi sono state effettuate sulla linea SYRMEP di Elettra Sincrotrone Trieste dalla dott.ssa Elena Longo.

La ricerca scientifica ha compiuto notevoli progressi nel trattamento delle neoplasie pediatriche, rendendole oggi, nella maggior parte dei casi, una condizione da cui si può guarire. Resta la sfida del miglioramento della qualità di vita dopo le cure, che può prevedere una chemioterapia o una radioterapia e che, in molti casi, può compromettere il normale sviluppo sessuale e la fertilità.
Da pochi anni, per le pazienti in età prepuberale, l’autotrapianto di tessuto ovarico crioconservato offre una speranza concreta di ripristino della fertilità. Tuttavia, tale procedura presenta ancora una bassa percentuale di successo a causa del deficit di ossigeno che si verifica nel tessuto post-trapianto non ancora connesso alla vascolarizzazione locale. Questa condizione determina uno stato di stress che comporta una notevole perdita di ovuli e, quindi, una drastica riduzione della funzionalità del tessuto trapiantato.
Il risultato raggiunto dal gruppo di ricercatori triestino fa ben sperare nello sviluppo di nuove soluzioni cliniche, capaci di restituire alle giovani pazienti oncologiche prospettive più ampie di salute e di tutela della fertilità nel lungo periodo.
Lo studio è stato finanziato dal Ministero della Salute, progetti RC 23/18 e 20/23 IRCCS Burlo Garofolo, dal Ministero dell'Università e della Ricerca (MUR), Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) – Next Generation EU (CUP J53D23001020006 a RB) e dal PON Ricerca e Innovazione, REACT EU 2014-2020.

 

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Studio completo pubblicato su Bioactive Materials
Endothelial cell supplementation promotes xenograft revascularization during short-term ovarian tissue transplantation
Mariagiulia Spazzapana, Silvia Pegorarob, Roman Vuericha,c, Gabriella Zitob, Andrea Balduitb, Elena Longod, Lorella Pascolob, Miriam Toffolie, Giorgia Meshinie, Alessandro Mangognab, Gloria Rosf, Francesca Buonomob, Federico Romanob, Letizia Lombardellig, Giovanni Papae, Marie-Pierre Piccinnig, Serena Zacchignac,e, Chiara Agostinisb,*, Roberta Bullaa,1, Giuseppe Riccib,e,1.
Department of Life Sciences, University of Trieste, Trieste, Italy
Institute for Maternal and Child Health, IRCCS Burlo Garofolo, Trieste, Italy
Cardiovascular Biology Laboratory, International Centre for Genetic Engineering and Biotechnology (ICGEB), Trieste, Italy
Elettra-Sincrotrone Trieste SCpA, Basovizza, Trieste, 34149, Italy
Department of Medical, Surgical and Health Science, University of Trieste, Trieste, Italy
Central RNA Laboratory, Istituto Italiano di Tecnologia (IIT), Genova, Italy
Department of Experimental and Clinical Medicine, University of Florence, Florence, Italy
 

Data creazione: 
12/06/2025
Data di aggiornamento: 
12/06/2025

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