Con questo nome si identifica un gruppo di patologie, di varia gravità e epoca d’esordio, caratterizzate da progressiva debolezza muscolare e disabilità motoria, conseguenti alla sofferenza dei motoneuroni localizzati nelle corna anteriori del midollo spinale.
Le atrofie muscolari spinali sono patologie genetiche, trasmesse più frequentemente con carattere autosomico recessivo. Il gene responsabile, localizzato sul cromosoma 5, è chiamato SMN. Esso codifica per una proteina che ha un ruolo cruciale nel garantire la sopravvivenza dei motoneuroni spinali. La sua mutazione comporterebbe quindi progressiva sofferenza e poi morte dei motoneuroni stessi.
I sintomi variano notevolmente a seconda del tipo di SMA considerato, dello stadio di patologia e di fattori individuali. I più caratteristici sono l’ipotonia severa e la debolezza muscolare generalizzata, accompagnate da perdita dei riflessi, soprattutto alle estremità, e atrofia muscolare. Sfinteri e muscolatura oculare sono caratteristicamente risparmiati. Tipiche sono le fascicolazioni della lingua. Il coinvolgimento della muscolatura respiratoria può comportare accumulo di secrezioni e distress respiratorio. La classificazione delle SMA più comunemente utilizzata prevede di distinguere tre forme principali: TIPO I (Malattia di Werdnig-Hoffmann): esordisce tra 0 e 6 mesi con un quadro di severa ipotonia generalizzata a rapida evoluzione; TIPO II (Malattia di Dubowits): esordisce tra 6 e 18 mesi ed è caratterizzata da una più lenta progressione; TIPO III (malattia di Kugelberg-Welander): le prime manifestazioni possono presentarsi in età giovanile-adulta, risparmiando completamente la prima infanzia.
Le indagini di laboratorio non sono dirimenti e sono frequentemente nella norma, così come lo studio della conduzione dell’impulso nervoso. L’elettromiografia può mostrare potenziali di fibrillazione e altri segni di denervazione del muscolo, tuttavia, l’unico modo per raggiungere una diagnosi definitiva rimane la ricerca del marker genetico (gene SMN mutato) nel sangue del paziente. La biopsia muscolare non viene di solito richiesta ma può anch’essa mostrare alterazioni compatibili con un quadro di denervazione.
Senza una presa in carico globale, l’aspettativa di vita è limitata, in modo particolare per la SMA di tipo I. Tuttavia, negli ultimi anni, sono stati fatti notevoli passi avanti nella gestione di questi piccoli pazienti. Farmaci come acido valproico, gabapentin e fenilbutirrato possono essere talvolta utilizzati ma l’approccio è soprattutto di supporto, con particolare attenzione all’aspetto ortopedico (prevenzione di scoliosi e contratture, fisioterapia, terapia occupazionale), respiratorio (per l’alto rischio di infezioni polmonari), nutritivo e metabolico. La possibilità di ricorrere a interventi quali la NIV (ventilazione non invasiva), l’ausilio della macchina della tosse, favorente la mobilizzazione e l’espettorazione delle secrezioni bronchiali, e l’alimentazione tramite PEG (gastrostomia endoscopica percutanea) hanno sensibilmente migliorato l’aspettativa di vita e, elemento da rimarcare, la qualità della stessa. Si sottolinea che i bambini affetti da SMA non differiscono dal resto della popolazione in termini di sviluppo cognitivo, risultando anzi spesso più brillanti dei coetanei sani. Per questo un supporto psicologico, e più genericamente ambientale, è fondamentale. Nuove frontiere terapeutiche, attualmente in fase di sperimentazione, prevedono di agire direttamente a livello del gene difettoso bloccando il processo di neurodegenerazione. In particolare, la terapia genica propriamente detta mira a correggere la funzione del gene SMN1 difettivo attraverso l’inserimento di una sequenza di DNA “sostitutiva” (e funzionante) veicolata nelle cellule da un virus innocuo. Un secondo approccio, andrebbe invece a sfruttare la presenza nelle cellule di due varianti del gene SMN ( 1 e 2) facilitando la produzione anche da parte della variante SMN2 (che normalmente codifica per una proteina tronca non funzionante) di un fattore attivo e protettivo per i motoneuroni.
Prestazioni
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Strutture di riferimento
Clinica Pediatrica
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Contatti di riferimento