INITIATIVE SULLA DISABILITÀ NEI BAMBINI E NEGLI ADOLESCENTI

 

 

LA PARTECIPAZIONE DEL BURLO ALLA RIFLESSIONE DELL’ITALIAN GBD INITIATIVE SULLA DISABILITÀ NEI BAMBINI E NEGLI ADOLESCENTI

Lorenzo Monasta, coordinatore dell’iniziativa, illustra i risultati dell’analisi sul Global Burden of Disease in base alla quale i disturbi che generano il maggior “burden” di salute in bambini e adolescenti, in termini di disabilità, sono i disturbi d’ansia, l’emicrania, la dermatite atopica e la lombalgia

 

Dottor Monasta, all’interno della collaborazione per il Global Burden of Disease e analizzando le stime Gbd 2019, come Italian Gbd Initiative avete recentemente pubblicato una riflessione sulle disabilità nei bambini e negli adolescenti. Quali sono i punti salienti emersi dalla riflessione?

Credo sia necessario fare una piccola premessa sul concetto di “disabilità” nell’ambito degli studi sul Burden of Disease, ossia sul concetto di “peso” delle malattie. Il “burden” viene misurato in due modi. Uno fa riferimento alla mortalità prematura, e cioè agli anni di vita persi per morte prematura, considerata l’aspettativa di vita. Se un ragazzo quindi muore a 18 anni, con un’aspettative di vita di 87, avrà perso 69 anni di vita. Questa metrica si chiama Yll (Years of Life Lost). L’altra metrica fa riferimento alla disabilità, intesa come qualunque stato di salute disabilitante. Anche una gastroenterite crea disabilità, che ovviamente non avrà lo stesso peso di una tetraplegia. Per questo, le patologie vengono classificate in base alla loro gravità, per la disabilità che creano e per il tempo di questa disabilità, che verrà conteggiata in frazioni di anno. Questa metrica si chiama Yld (Years Lived with Disability). La disabilità può quindi essere di poco conto e/o di breve durata, o grave e/o di lunga durata.
Con questo studio siamo andati a vedere cosa genera maggior disabilità nei bambini e ragazzi sotto i 20 anni di età. Abbiamo preso l’anno 2019 come riferimento e usato le stime del Global Burden of Disease (Gbd), progetto con cui collaboriamo da molti anni. L’infanzia e l’adolescenza, oltre ad essere il nostro focus, sono periodi vulnerabili e cruciali per la determinazione della salute nell’età adulta.
Abbiamo quindi visto che i disturbi che generano il maggior “burden” di salute, in termini di disabilità, sono i disturbi d’ansia, l’emicrania, la dermatite atopica e la lombalgia (banalmente, il mal di schiena). Questo non vuol dire che sono i più frequenti, ma che pesati per le rispettive gravità e durata sono i disturbi più debilitanti.
Il disturbo d’ansia, che tra le patologie indicate, è quello che genera la maggior disabilità, nel 2019 aveva una prevalenza del 4%, crescente per età: da un 2,5% nella classe 5-9 anni, a un 6% nella classe 10-14, ad un 7,5% nei 15-19. Nonostante tenda a decrescere nelle età successive, la prevalenza rimarrà molto alta, ed è proprio nell’infanzia e nell’adolescenza che si costruiscono le basi di questa patologia. È quindi necessario indagare approfonditamente le cause e attuare efficaci strategie di prevenzione. Il disturbo d’ansia assorbe il 9% di tutta la disabilità sofferta da bambini e adolescenti minori di 20 anni.
L’emicrania, invece, copre l’8% del totale della disabilità, con una prevalenza nella popolazione maggiore di 20anni del 11%. Anche l’emicrania cresce quasi esponenzialmente a partire dai 5 anni, fino a toccare un picco nella classe 40-44. E anche in questo caso è fondamentale effettuare diagnosi, cercare le cause, e mettere in atto strategie di prevenzione, per evitare che questo disturbo cresca e si cronicizzi nell’adulto, con costi sociali ed economici elevati.
Alcuni dei fattori di rischio associati sono gli stessi per ansia ed emicrania, e tra questi vi sono realtà familiare disfunzionali, bassi livelli di attività fisica, disturbi del sonno e dinamiche interpersonali fra coetanei e figure di riferimento, o la partecipazione ad attività curricolari in cui il bambino/ragazzo è sottoposto a forti stress emotivi. È stato stimato che fino all’80% dei bambini che soffrono di emicrania o mal di testa di tipo tensivo, presentano comorbidità psichiatriche, comunemente riconducibili ad ansia e depressione.
La lombalgia è sempre stata considerata un problema minore nei giovani. Tuttavia, anche in questo caso, si tratta di un problema che mette le radici nella prima adolescenza e che spesso non viene diagnosticato né studiato seriamente. La lombalgia copre il 6% del totale della disabilità nei giovani, con una prevalenza del 3%. La sedentarietà, ma anche l’attività sportiva svolta senza adeguati accorgimenti, sono fattori di rischio importanti. La cattiva postura sui banchi di scuola, gli zaini molto pesanti, il sovrappeso e l’obesità possono incidere negativamente. In questo caso, non mancherebbero le azioni preventive da intraprendere e anche in questo caso si tratterebbe di un grande investimento sugli stili di vita e sulla qualità della vita nell’età adulta.

Fra i dati che riportate nello studio si evidenziano casi di depressione che investono quasi un quinto degli adolescenti. Come va letto questo dato? È connesso alla “normale” instabilità adolescenziale o è qualcosa di più preoccupante legato ai cambiamenti sociali e di contesto?

I disturbi mentali nei giovani fino a 20 anni d’età hanno una prevalenza del 11% circa, relativamente stabile nel corso degli anni. Questi vanno suddivisi però in disturbi d’ansia (4%), disturbi da deficit di attenzione/iperattività (Adhd, 2%), disturbi della condotta (2%), disturbi depressivi (1%), e altri meno prevalenti. I disturbi d’ansia si attestano nell’adulto su una prevalenza del 6% circa. Non si tratta quindi di instabilità adolescenziale. La Adhd ha invece un andamento crescente dall’infanzia ai 14 anni circa, e tende poi a diminuire la sua prevalenza nell’adulto, simile ai disturbi della condotta. La prevalenza dei disturbi depressivi, invece, pur crescendo molto durante l’adolescenza, continua a crescere anche nell’età adulta.

Concludendo la riflessione, fate un accenno a un miglioramento complessivo della salute degli adolescenti fra il 1990 e il 2019, ma anche ai rischi connessi agli effetti della pandemia. Di cosa si tratta?

A oggi, le stime Gbd 2019 si fermano all’anno 2019. Tuttavia, ci giungono molti segnali dai clinici e dai servizi territoriali che mostrano l’aumentato disagio nei giovani, che si riflette in particolare in un aumento molto significativo dei disturbi del comportamento alimentare, ma anche una tendenza a chiudersi in sé stessi, a fare meno attività sportiva e all’aria aperta, a concentrarsi su relazioni relegate ai cosiddetti socials. Tuttavia, è ancora presto per fare una valutazione complessiva dell’impatto della pandemia sulla salute dei giovani.

Qual è stato l’apporto specifico dell’Irccs “Burlo Garofolo” allo studio complessivo e alla riflessione dell’Italian Gbd Initiative?

Dalla nascita della rete di ricercatori italiani denominata Italian Gbd Initiative (www.italian-gbd-initiative.it), è stato l’Irccs “Burlo Garofolo” a coordinare le attività. Dal 2016 il gruppo è cresciuto e comprende oggi più di 150 ricercatori di oltre 25 enti di ricerca, tra cui molti Irccs, l’Istituto Superiore di Sanità, molti dipartimenti universitari e agenzie regionali per la salute. L’idea della rete è di lavorare di concerto con l’Institute for Health Metrics and Evaluation (Ihme, www.healthdata.org), coordinatore mondiale del progetto GBD, per far sì che le stime italiane, e non solo, siano le migliori possibili, e che possano essere utilizzare a pieno nella pianificazione socio-sanitaria basata sull’evidenza scientifica.

Avete potuto fare un’analisi dei dati raccolti legata al territorio di competenza del Burlo?

Non direttamente. Tuttavia, come Italian GBD Initiative, abbiamo instaurato relazioni con il Ministero della Salute, l’Istat e l’Istituto Superiore di Sanità per lo scambio di dati correnti con l’Ihme. Sono stati siglati diversi accordi di collaborazione in tal senso. Oltre a questo, come rete italiana, cerchiamo di segnalare all’Ihme ogni possibile fonte di dati o evidenza attendibile, che provenga da sorveglianze, registri o studi clinici ed epidemiologici, e che possa contribuire al miglioramento delle stime Gbd
 

Data creazione: 
09/09/2022
Data di aggiornamento: 
09/09/2022
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