Il National Institute of Occupational Safety and Health (NIOSH) definisce la violenza sul posto di lavoro come “ogni aggressione fisica, comportamento minaccioso o abuso verbale che si verifica nel posto di lavoro”.

Gli operatori dei servizi sanitari presentano un rischio significativo di subire atti di violenza durante la propria attività lavorativa, con tassi annuali di aggressioni che vanno dal 3,1% al 71% per quelle fisiche e dal 38% al 90% per quelle non fisiche. Secondo dati accreditati, ogni anno in Italia si contano 1.200 atti di aggressione ai danni dei lavoratori della sanità. Nel 70 % dei casi le vittime delle aggressioni sono donne; ancor più grave è il fatto che tra il personale sanitario quasi un infortunio su 10 è conseguente ad una aggressione. Questa tipologia di eventi deve essere considerata un problema di sicurezza delle cure e di gestione del rischio clinico, oltre che di sicurezza degli operatori in una visione integrata del rischio legato alle attività clinico assistenziali.

Gli episodi di violenza contro i lavoratori che operano in sanità possono essere considerati eventi sentinella in quanto segnali della presenza nell’ambiente di lavoro di situazioni di rischio o di vulnerabilità che richiedono l’adozione di opportune misure di prevenzione e protezione nei riguardi dei lavoratori stessi.
Anche il Ministero della Salute, a tale proposito, ha riconosciuto la violenza su operatore come evento sentinella e nel 2007 ha emanato per le strutture sanitarie una “Raccomandazione per prevenire gli atti di violenza a danno degli operatori sanitari”.

Il documento comprende indicazioni per l’identificazione dei rischi durante le attività lavorative e per l’adozione di iniziative e programmi volti a prevenire gli atti di violenza e/o attenuarne le conseguenze negative.

Dopo un percorso parlamentare di quasi due anni, il 24 settembre 2020 è entrata in vigore la legge 14 agosto 2020, n. 113, recante "Disposizioni in materia di sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell'esercizio delle loro funzioni". Il provvedimento ha inasprito il quadro sanzionatorio per le aggressioni ai danni del personale sanitario: in particolare, il nuovo comma 2 dell’art. 583-quater c.p. prevede la reclusione da quattro a dieci anni per le lesioni gravi cagionate agli esercenti professioni sanitarie e sociosanitarie e la reclusione da otto a sedici anni per le lesioni gravissime; è stata inoltre introdotta una nuova circostanza aggravante comune all’art. 61 c.p. (n. 11-octies) per i delitti commessi – a danno dei medesimi soggetti – con violenza o minaccia, in presenza della quale i reati di lesioni e percosse sono sempre procedibili d’ufficio.

Ogni atto di violenza (fisica e psicologica) ha delle conseguenze che riflettono negativamente non solo sulla persona coinvolta, ma anche sulla sua operatività e su quella della organizzazione sanitaria, con perdita di motivazione, di fiducia e riduzione dell’autostima. Ciò comporta, sia nell’immediato che a lungo termine, disaffezione al lavoro, svalutazione delle capacità professionali con diminuzione dell’efficacia operativa individuale e di gruppo, e una rottura delle relazioni interpersonali. Si possono creare per l’operatore occasioni di forte stress da cui possono derivare patologie tra cui il disturbo post-traumatico da stress (Post Traumatic Stress Disorder, PTS) e /o il burn out.

Tale condizione determina anche delle ricadute economiche soprattutto correlate alla diminuzione della quantità, qualità e sicurezza delle prestazioni, aumento delle assenze e del turnover con perdita di immagine della struttura sanitaria.
La Direzione Strategica, adottando il presente programma di prevenzione verso la violenza, afferma il proprio impegno a garantire la sicurezza nelle proprie strutture, diffondendo una politica di tolleranza zero verso atti di violenza, fisica o verbale, nei propri servizi e assicurandosi che operatori, pazienti, visitatori siano a conoscenza di tale politica. Si sottolinea, altresì, che l’Istituto, nel recepire le citate raccomandazioni ministeriali, sta procedendo alla revisione della specifica procedura di prevenzione degli atti di violenza a danno degli operatori, già redatta del 2018.

Il progetto regionale, declinato dalle Linee per la Gestione del SSR 2020 (DGR n. 2195 del 20 dicembre 2019), ha incluso anche la realizzazione dei poster che sono stati distribuiti nei punti nevralgici delle Aziende del SSR al fine di sensibilizzare la popolazione e gli operatori su questo tema.

 

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Data di pubblicazione: 
Mercoledì, 9 Marzo, 2022

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