All’Irccs Materno Infantile “Burlo Garofolo” da agosto del 2021 a febbraio del 2022 si è tenuta una serie di incontri di gruppo con genitori sul tema dello stato della pandemia Covid-19 e della possibilità di sottoporre a vaccinazione contro il Sars-CoV-2 i propri figli. A organizzare gli incontri sono stati la dottoressa Erica Valencic ricercatrice presso il Laboratorio di Pediatria; il dottor Samuele Naviglio, dirigente medico dell’Oncologia, il dottor Luca Ronfani, dirigente responsabile dell’Epidemiologia clinica e ricerca sui servizi sanitari, il dottor Giuseppe Abbracciavento, dirigente medico della Neuropsichiatria infantile e il Professor Alberto Tommasini, dirigente medico del Laboratorio di Pediatria e professore di Pediatria e Patologia dell’Università di Trieste.
Il risultato di questa esperienza è stato pubblicato sulla rivista internazionale Acta Paediatrica con un articolo a firma Valencic, Naviglio, Ronfani, Abbracciavento, Tommasini (https://onlinelibrary.wiley.com/doi/epdf/10.1111/apa.16804) ed è stata oggetto di un commento editoriale sulla stessa rivista (https://onlinelibrary.wiley.com/doi/epdf/10.1111/apa.16888).

Professor Tommasini come giudica le informazioni che avevate a quel tempo e qual è la sua valutazione generale sui vaccini anti-Covid in età pediatrica?
Le informazioni scientifiche sulla tematica erano continuamente analizzate da un gruppo di medici e biologi in modo da garantire risposte basate sul meglio delle evidenze scientifiche. Resta ancora oggi vero che in quella fase pandemica i benefici dei vaccini, in termini sia di protezione dalle forme di infezione grave (per quanto rare in pediatria) sia in termini di allentamento delle limitazioni sociali, erano maggiori dei rischi (che a questa età, utilizzando i vaccini a mRNA, si limitavano a rarissimi casi di pericardite).
Come si sono svolti gli incontri e come vi siete regolati nel dare le informazioni
Il limitato impatto dell’infezione in pediatria permetteva di fatto di proporre un’informazione pacata, senza pressioni e senza giudizi verso chi alla fine avesse deciso di non vaccinare i propri figli. Le riunioni erano organizzate in modo da sintonizzarsi sui dubbi, sulle paure e sulle incertezze dei partecipanti per poi rispondere alle loro domande, astenendosi dal giudicarne le scelte e le posizioni. Molta attenzione era dedicata alla necessità di permettere comunque ai ragazzi di riprendere le interazioni con i coetanei in presenza, nella scuola, nello sport e nel tempo libero, riconoscendo le eccessive privazioni cui erano stati sottoposti durante i cosiddetti lockdown.
Avete potuto valutare i risultati e l’utilità degli incontri che ha organizzato il Burlo?
Al termine del ciclo di incontri, che vide complessivamente più di 200 partecipanti, abbiamo proposto un breve sondaggio per comprendere quanto questi incontri fossero stati utili, sia per guidare la scelta di vaccinare i propri figli, sia per costruirsi un’idea più serena e definita dell’andamento della pandemia e del possibile impatto della vaccinazione. I risultati sono stati particolarmente favorevoli e da parte di molti è stata fatta richiesta di organizzare simili incontri anche per discutere le motivazioni e la sicurezza di altri vaccini. Proprio per questo abbiamo deciso di divulgare i risultati con la pubblicazione scientifica su Acta Pediatrica
In conclusione, che valutazioni avete tratto da questa esperienza?
La riflessione che ci sentiamo di dover fare è che interventi di discussione e informazione tenuti da medici con piccoli gruppi di genitori sono uno strumento importante per accompagnare la proposta di piani vaccinali, indipendentemente dalla scelta di renderli o meno obbligatori. Questi incontri permettono infatti al tempo stesso di dare ascolto ai dubbi e ai sentimenti dei genitori, di rispondere alle loro domande, di aiutarli a vincere paure ed esitazione. Tutto questo, cercando di ricucire lo strappo sociale che purtroppo troppo spesso accompagna una polarizzazione ideologica delle opinioni in tema di salute. 
A proposito di “polarizzazione sociale”, come valuta il fatto che proprio i vaccini anti-Covid, più di altri vaccini, anche pediatrici, che sono in uso da anni, abbiano così diviso le opinioni e, a guardare i social (e non solo) le dividano ancora? È un fatto dovuto all’enorme numero di persone interessate in un tempo così breve e mai visto prima o a errori di comunicazione o ad altro?
Credo che i motivi siano complessi. È comprensibile che molte persone si sentano disorientate di fronte a cambiamenti improvvisi che minacciano la nostra sicurezza e che inducono gravi cambiamenti nella nostra quotidianità, fino a limitare la nostra stessa libertà in nome di un interesse collettivo più grande. Non è facile produrre in tali circostanze un’informazione che sia al tempo stesso plurale ed equilibrata difronte a una materia in rapido mutamento. In tali condizioni è ovvio che le difficoltà maggiori riguardino l’accettazione di interventi preventivi, operati su soggetti sani che non sempre possono avere l’esperienza diretta del valore di questo intervento. A volte, la comunicazione attraverso i media passa per inevitabili semplificazioni, che possono indurre in alcuni il sospetto che l’informazione venga manipolata per fini occulti. È proprio in questo tipo di contesti che l’informazione proposta direttamente in piccoli gruppi può offrire significativi vantaggi, perché permette di sintonizzarsi con lo stato d’animo dei partecipanti e rispondere alle domande in un rapporto di confronto reciproco e accogliente.

Data creazione: 
09/01/2024
Data di aggiornamento: 
09/01/2024

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