di Caterina Fazion

Allattare in posizione rilassata e semi reclinata, grazie all’approccio del biological nurturing, favorisce l’allattamento e diminuisce le problematiche del seno. Il dottor Luca Ronfani, responsabile della Struttura Complessa di Epidemiologia Clinica e Ricerca sui Servizi Sanitari, e la sua collaboratrice, Mariarosa Milinco, illustrano le potenzialità di questo metodo.

 

Mariarosa Milinco, che cos’è il biological nurturing?

 

Il biological nurturing, concepito e studiato dall’ostetrica inglese Suzanne Colson, è un approccio neurocomportamentale che incoraggia la mamma ad allattare in una posizione comoda, semireclinata, senza la necessità di ricevere da parte degli operatori sanitari istruzioni per far sì che il suo bimbo si attacchi al seno. Questo metodo favorisce l’attivazione dei riflessi primitivi neonatali del bambino, stimolando l’allattamento. I neonati, infatti, appoggiati ventralmente sul corpo semireclinato della mamma, raggiungono istintivamente il capezzolo, attaccandosi e succhiando il latte in maniera del tutto naturale, beneficiando della forza di gravità che fissa il corpo del bambino su quello della mamma.

Anche la mamma possiede degli istinti innati legati all’allattamento?
La mamma, a lungo ritenuta incapace di allattare in mancanza di esperienza o di insegnamento da parte del personale sanitario, si è capito essere dotata a sua volta di moltissimi istinti primitivi materni che rispondono esattamente al bisogno del bambino.
Gli istinti del neonato e della mamma, unitamente alla posizione rilassata di entrambi, creano un ambiente favorevole al rilascio degli ormoni fondamentali per l’allattamento.

Dove risiede l’innovazione del biological nurturing rispetto all’allattamento tradizionale?
La madre, con l’allattamento tradizionale, segue regole e posizioni precise, allattando seduta dritta, o stesa, con il bambino in posizione dorsale che deve essere costantemente sorretto; a causa della forza di gravità, infatti, il neonato tenderà a essere allontanato dal corpo della mamma. La posizione semi reclinata, invece, “apre” il corpo della mamma promuovendo il movimento spontaneo del piccolo verso il seno, riducendone notevolmente i problemi tipici come ragadi e mastiti.

Luca Ronfani, i benefici del biological nurturing sono dimostrati scientificamente?
Sì, ad oggi esistono evidenze scientifiche che ne dimostrano i benefici rispetto all’allattamento tradizionale. Il primo studio, pubblicato nella primavera del 2020, è stato effettuato al Burlo Garofolo su 188 donne, divise in due gruppi: il primo ha usufruito dell’allattamento tradizionale che si ispira al metodo di supporto più diffuso al mondo, sviluppato dall’ Oms e dall’Unicef (gruppo di controllo), mentre il secondo dell’approccio innovativo del biological nurturing (gruppo sperimentale). Le donne sono state assegnate a uno dei due gruppi in maniera casuale e, dopo il parto, hanno seguito i due diversi approcci. Al momento della dimissione dall’ospedale e nei 4 mesi successivi – una volta al mese, telefonicamente – è stato indagato l’andamento dell’allattamento e la condizione della mamma.

Link allo studio in inglese

Leggi lo studio in italiano

Cosa è emerso?
I risultati sono stati piuttosto sorprendenti: tutti i problemi al seno – ragadi, dolore, ingorghi e mastite – sono risultati dimezzati nelle donne che hanno usato il metodo del biological nurturing rispetto alle donne che hanno allattato in maniera tradizionale. Oltre alla rigorosità del metodo, l’importanza dello studio risiede nella fattibilità del nuovo approccio in un ambiente complesso come quello del Burlo, ospedale specializzato di terzo livello, e in una situazione di vita reale. Gli operatori che hanno seguito le mamme, infatti, sono gli stessi che quotidianamente forniscono supporto alle pazienti e che, prima dell’inizio dello studio, hanno ricevuto una breve formazione circa il metodo del biological nurturing.
A seguito degli ottimi risultati ottenuti, questo approccio è diventato il metodo di scelta per l’avvio dell’allattamento presso il nostro Irccs, al punto da prevedere la formazione obbligatoria di tutti gli operatori sanitari per promuoverlo e sostenerlo.

Una conferma importante proviene da una revisione sistematica recentemente pubblicata che, analizzando una decina di studi fatti in Cina su un totale di circa 2000 donne, ha rilevato esattamente quanto emerso dallo studio del Burlo: il biological nurturing dimezza i problemi al seno.

Mariarosa Milinco, ci sono condizioni che diminuiscono la disponibilità di latte?
Condizioni di stress o di dolore, ad esempio dopo il parto cesareo, possono diminuire la disponibilità del latte. La sua produzione, infatti, dipende dall’ormone prolattina, mentre la fuoriuscita dall’ossitocina, il cosiddetto ormone della felicità: se la mamma è stressata l’ossitocina si riduce e questo può bloccare la fuoriuscita del latte. In questi casi è fondamentale che gli operatori sanitari e la famiglia sostengano la mamma per ridarle autostima, evitando che si avvilisca per la scarsità di latte.

Che consigli si sente di dare alle mamme che non possono allattare al seno o preferiscono evitarlo?
Esistono alcune condizioni mediche, per quanto molto rare, a causa delle quali le mamme non possono allattare: deficit di prolattina, galattosemia, malattia delle urine allo sciroppo d’acero, fenilchetonuria, nefrite cronica o lesioni della ghiandola mammaria. Inoltre, è controindicato allattare per le mamme che presentino vescicole sul capezzolo, causate dall’herpes zoster. Ci sono poi donne che liberamente scelgono di non allattare al seno.

Qualunque sia la causa, alle mamme che ricorrono alla formula (latte artificiale, ndr) consiglio di comportarsi esattamente come quando si allatta, anche senza attaccare il bambino al seno: mantenere il contatto visivo e tenere il neonato vicino a sé coccolandolo, azione che promuove lo sviluppo cerebrale. Il contatto pelle a pelle, infatti, favorisce la colonizzazione dell’intestino del bambino da parte di germi buoni della famiglia che limitano la crescita dei batteri pericolosi e rendono più forti le difese naturali, mantenimento della temperatura corporea e di livelli stabili di glucosio.

È importante ricordare che il latte artificiale in polvere non è sterile. Si può usare tranquillamente l’acqua del rubinetto che va però bollita e, una volta raggiunti circa i 70°, si può procedere aggiungendo la polvere. La formula liquida, invece, è già sterile e non necessita di questa procedura.

***

Il 30 settembre 2021, presso il molo IV di Trieste, si svolgerà il XV incontro della Rete Insieme per l’Allattamento “Allattamento fra Care e Scienza”, con l'attesa partecipazione di Suzanne Colson.

Per iscrizione clicca qui.

LOCANDINA “Allattamento fra Care e Scienza”

Mamma che allatta in posizione rilassata e semireclinata

Mamma che allatta in posizione rilassata e semireclinata

Data creazione: 
30/07/2021
Data di aggiornamento: 
30/07/2021
Referente pagina web: 

Amministrazione Trasparente