Durante il lockdown ansia, paura e depressione sono stati sperimentati in misura minore dai ragazzi con Sintomi da Disturbo Somatico, tipicamente soggetti a dolore in diverse sedi e forte stress e preoccupazione, rispetto agli adolescenti del gruppo di controllo.

Durante il lockdown i ragazzi con Sintomi da Disturbo Somatico (Ssd), tipicamente soggetti a dolore in diverse sedi e forte stress e preoccupazione, hanno mostrato un impatto molto minore di sintomi, ansia, depressione e paura rispetto ai coetanei del gruppo di controllo, che hanno sperimentato invece un forte disagio.

Questo è quanto emerge da uno studio condotto dal Dipartimento di Pediatria dell’Irccs Burlo Garofolo di Trieste, recentemente pubblicato sulla rivista europea Acta Pediatrica (link allo studio).

«Il Disturbo Somatico – spiega il prof. Egidio Barbi, Direttore della Clinica Pediatrica –  è caratterizzato perlopiù da dolori in diverse sedi (mal di testa, dolori addominali, dolori muscolari), associati a preoccupazione sostanziale e impatto sulla qualità della vita. Si tratta di ragazzi che spesso sperimentano isolamento sociale,  perdita consistente di giorni di scuola e ricerca ripetuta di valutazioni mediche per cercare di identificare il disturbo che li interessa».

I sintomi sono reali e possono essere considerati una “traduzione” di una condizione di disagio e difficoltà che spesso è difficile da definire per il giovane paziente, e si può intrecciare con un substrato personale di maggiore sensibilità. Nella sostanza delle cose si dovrebbe leggere come una richiesta di aiuto, da non  minimizzare, banalizzare o negare. Sintomi somatici vengono riportati fino al 15 % di adolescenti in contesti ambulatoriali e sono causa del 5-7% di ricoveri fino ai 18 anni.

«Visto il grande impatto che questo disturbo comporta sulla vita degli adolescenti, – prosegue Egidio Barbi – tutti gli operatori sanitari dovrebbero sentirsi responsabili di una diagnosi tempestiva per evitare circoli viziosi che aumentano la confusione e la difficoltà per questi ragazzi».

Lo studio, che la Clinica Pediatrica ha condotto insieme ai reparti di Emergenza Pediatrica e Neuropsichiatria Infantile, si è svolto mediante somministrazione di questionari a 54 ragazzi con una diagnosi già formalizzata di Ssd, confrontati con un gruppo di controllo di 60 ragazzi con accesso al Pronto Soccorso del Burlo per patologie acute come traumi, appendiciti, infezioni.

«I risultati, – riferisce il prof. Barbi – sono stati solo apparentemente sorprendenti . Mentre i ragazzi del gruppo di controllo pativano un significativo disagio, come confermato da moltissimi dati della letteratura internazionale con aumento di ansia, depressione e disturbi della condotta alimentare,  i ragazzi con Disturbo Somatico hanno potuto, a causa del lockdown, vivere in un ambiente con ridottissima pressione sociale, in un modo che, altrimenti, sarebbe stato difficile da riprodurre. Gli adolescenti hanno vissuto una situazione di maggiore tranquillità e protezione data dalla minore pressione scolastica e sociale,  maggiore presenza dei genitori e probabile riduzione del bullismo».

Lo studio, condotto in tempo reale per via telematica e sviluppato grazie all’impegno dei pediatri in formazione Laura De Nardi e Andrea Trombetta, ci trasmette una riflessione significativa.

«Questo lavoro – conclude Barbi – non toglie nulla alla gravità dell’impatto che la pandemia ha avuto sui nostri ragazzi in termini di perdita di opportunità di socializzazione, educazione e di incremento di disturbi d’ansia e depressione, ma ci permette di confermare la rilevanza dei fattori stressogeni esterni per i ragazzi che soffrono di Sintomi da Disturbo Somatico».

C.F.

Data creazione: 
31/05/2021
Data di aggiornamento: 
31/05/2021
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