L’Audiologia dell’IRCCS Burlo Garofolo ha partecipato a un importante studio multicentrico

Ricercatori della Scuola IMT (Istituzioni, Mercati, Tecnologie) Alti Studi di Lucca coordinati dal professor Davide Bottari, con il supporto degli Irccs pediatrici Burlo Garofolo di Trieste e Meyer di Firenze, hanno pubblicato una ricerca innovativa sulla neuroplasticità cerebrale e sul linguaggio nei bambini con impianto cocleare. I risultati, pubblicati in un articolo sulla prestigiosa rivista Communication Biology del gruppo Nature, offrono nuovi spunti sulla reattività del cervello per effetto della deprivazione uditiva sullo sviluppo linguistico. Questa ricerca è stata illustrata dalla Prof.ssa Eva Orzan, direttrice della Struttura Complessa di Otorinolaringoiatria e Audiologia dell'Irccs Materno Infantile “Burlo Garofolo”, dal professor Davide Bottari e dalla dottoressa Marta Fantoni, ricercatrice sanitaria dell'Audiologia del Burlo.
La dottoressa Fantoni è seconda autrice dell’articolo, che ha come prima autrice Alessandra Federici dell’Imt Lucca.

Dottoressa Orzan, cos’è un impianto cocleare?
L'impianto cocleare è un piccolo dispositivo elettronico molto complesso, che aiuta le potenzialità uditive in bambini con sordità gravissime o totali. Mentre gli apparecchi acustici tradizionali amplificano il volume dei suoni, l'impianto cocleare agisce anche sulla dissezione e sulla qualità dei suoni proprio come una vera e propria coclea (chiocciola uditiva). 
L’impianto cocleare è composto da una sezione esterna che raccoglie i suoni, li elabora elettronicamente e li invia alla sezione interna, che è chirurgicamente applicata, la quale che stimola le fibre del nervo cocleare simulando la fisiologia di codifica del segnale sonoro, permettendo così di ristabilire le capacità uditive. Si tratta di una delle più efficaci soluzioni di intervento audiologico, in continua evoluzione tecnologica. 
Nei bambini che nascono con un deficit uditivo gravissimo o che sviluppano sordità prima di imparare a parlare, gli impianti cocleari forniscono l'accesso al linguaggio parlato. In questo modo, si massimizza il loro potenziale linguistico, ottenendo risultati che si avvicinano al normale sviluppo linguistico di un bambino con udito sano.

Professor Bottari, qual è la sfida futura degli impianti cocleari per combattere le sordità infantili; in cosa consiste la novità del vostro studio?
Fin dalle primissime fasi della vita, le informazioni che ci circondano sono fondamentali per sostenere lo sviluppo del cervello. I bambini iniziano a elaborare i suoni già quando sono nella pancia della loro mamma e le esperienze uditive dei primi anni di vita influenzano in modo sostanziale lo sviluppo delle funzioni cerebrali alla base del linguaggio. Il nostro studio nasce dalla necessità di comprendere come il cervello dei bambini con impianto cocleare sia in grado di recepire informazioni uditive anche dopo un periodo di sordità profonda, talora insorto prima della nascita. A questo scopo abbiamo fatto ascoltare alcune fiabe e utilizzato una tecnica di elaborazione del segnale elettroencefalografico che ci consente di misurare, in modo non invasivo, come il cervello dei bambini elabori il linguaggio parlato. Questo approccio permette di studiare la gerarchia dello sviluppo del linguaggio: dalla semplice risposta cerebrale ai suoni, fino alla comprensione del contenuto.

Dottoressa Fantoni, come è stata impostata la ricerca e quali sono i principali risultati emersi?
Lo studio ha coinvolto circa cento bambini e ragazzi tra i 3 e i 17 anni, ed è stato realizzato con l'obiettivo di capire come il cervello elabori il linguaggio parlato in relazione alle esperienze sensoriali precoci. Lo studio ha confrontato bambini con udito normale e bambini con gravissime sordità che utilizzano l'impianto cocleare. L’analisi ha utilizzato tecniche avanzate per misurare l'attività cerebrale tramite elettroencefalografia. I risultati hanno mostrato che, nonostante l'ascolto attraverso l'impianto non sia identico a quello naturale, i bambini con impianto cocleare sviluppano capacità di "sincronizzazione" cerebrale con il linguaggio parlato simile a quella dei bambini normo udenti. Inoltre, l'impianto sembra mitigare più efficacemente le conseguenze della deprivazione uditiva se applicato nelle fasi iniziali della vita.
 
Dottoressa Orzan, la precocità, la corretta regolazione dell’impianto cocleare e una efficace riabilitazione sembrano molto importanti per lo sviluppo linguistico dei bambini con sordità gravi. Quali sono gli approcci clinici e chirurgici dell’Audiologia del Burlo Garofolo e che impatto hanno queste ricerche nella pratica clinica?
L'impianto cocleare è attualmente l'intervento più efficace che abbiamo a disposizione per recuperare le capacità uditive e favorire lo sviluppo dell'ascolto e del linguaggio parlato nei bambini con sordità gravi e profonde. Il Burlo coordina l’analisi uditivo neonatale e la sorveglianza audiologica dei primi anni di vita di tutta la regione Friuli Venezia Giulia. Questa sorveglianza sanitaria estremamente rigorosa fa sì che ogni difficoltà uditiva, anche minima, sia identificata il prima possibile durante la crescita infantile. Questo ci permette di diagnosticare e correggere i deficit sensoriali già nei primissimi mesi di vita. Abbiamo inoltre sviluppato tecniche precocissime di chirurgia e attivazione dell'impianto cocleare, così da ridurre al minimo la deprivazione uditiva e offrire la possibilità che un bambino con sordità gravissime sviluppi durante la crescita capacità linguistiche paragonabili a quelle che avrebbe avuto senza il suo deficit sensoriale. Tutti i percorsi di cura avvengono in stretta alleanza con la famiglia, con i centri di riabilitazione territoriale e successivamente anche con la scuola, e il gruppo di lavoro include tutte le figure professionali necessarie per ogni aspetto terapeutico: medici specialisti in Audiologia, Otorinolaringoiatria, Pediatria, Logopedisti, Psicologi, Audiometristi e Audioprotesisti. C’è poi una grande attenzione alla ricerca, spesso condivisa con prestigiosi istituti italiani ed europei.
Il nostro studio è il frutto di oltre cinque anni di lavoro ed è stato possibile solo grazie agli sforzi corali di clinici degli Irccs pediatrici Burlo Garofolo di Trieste e Meyer di Firenze, delle ricercatrici e ricercatori dell’Imt Lucca, dell’Università di Trento, dell’Università di Milano- Bicocca, e, ovviamente, delle famiglie e dei bambini che vi hanno preso parte. È solo il primo e importante risultato che ci aiuterà a comprendere, valutare e ottimizzare l'efficacia dell'impianto cocleare nello sviluppo delle capacità di percezione uditiva e del linguaggio parlato, anche molto prima che i bambini possano partecipare ai test clinici attualmente utilizzati.  

Data creazione: 
16/05/2025
Data di aggiornamento: 
16/05/2025

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