LA RICERCA DEL LABORATORIO DI TOSSICOLOGIA DEL BURLO PER L’INDIVIDUAZIONE DI NUOVE SOSTANZE STUPEFACENTI E IL CONTRASTO ALL’USO DELLE DROGHE

La lotta alla diffusione delle droghe e agli effetti terribilmente dannosi che producono su una popolazione di consumatori sempre più giovane è un lavoro incessante. Il crescente uso di nuove sostanze sintetiche anche come additivi di droghe più comuni complica, infatti, l’individuazione delle cause degli effetti molto pericolosi e talvolta nefasti susseguenti all’uso di sostanze stupefacenti. Il laboratorio di Tossicologia guidato dal dottor Riccardo Addobbati oltre a lavorare a stretto contatto con le Forze dell’Ordine e le Autorità Giudiziarie, porta avanti una ricerca continua sulle nuove sostanze psicoattive.
Dottor Addobbati qual è la situazione del consumo di droghe nell’area su cui insiste la vostra attività?
Premesso che il nostro è il laboratorio tossicologico di riferimento per l’area vasta che comprende Trieste, Gorizia e Monfalcone, la situazione del consumo di stupefacenti da noi, ma come in Italia e nel resto d’Europa, è in perenne cambiamento con un mercato di sostanze in continua crescita e con l'abbassamento dell'età dei consumatori. Pure la pandemia non ha certo aiutato, anzi ha modificato il canale di approvvigionamento dato che anche con internet è possibile ricevere a casa sostanze diverse dalle classiche sostanze d'abuso, ma molto più potenti. Le droghe “tradizionali” (cannabis, cocaina, metanfetamine, benzodiazepine, ecc.) sono sempre più diffuse, anche a seguito di un abbassamento dei prezzi, in particolare della cocaina che ormai non è più la “droga dei ricchi”, ma accessibile anche ai ragazzini e di un fiorente mercato nero di benzodiazepine teoricamente pensate per usi medicali. Molto preoccupante e in crescita è, poi, il fenomeno delle droghe tradizionali tagliate con sostanze sintetiche molto potenti e di tanti tipi diversi che moltiplicano gli effetti dannosi delle droghe “tradizionali” e spesso sono difficili da individuare. Ad esempio, stiamo vivendo in un periodo storico in cui la Cannabis è molto spesso derubricata come sostanza poco pericolosa, ma i dati dimostrano, invece, che sono in aumento i casi di intossicazioni soprattutto nei Paesi in cui è stata legalizzata. E questo è principalmente dovuto al fatto che la marijuana che circola ha concentrazioni di principio attivo oramai molto alte o è appunto additivata con sostanze sintetiche.

Qual è il vostro ruolo nel contrasto alla diffusione delle sostanze stupefacenti?

Il nostro laboratorio, che oltre a me conta tre tecnici, da un lato svolge un’attività di analisi delle sostanze a supporto delle Forze dell’Ordine e delle Autorità Giudiziarie nell’area vasta di nostra competenza, partecipando anche a vari progetti di prevenzione, dall’altro svolge un’intensa attività di ricerca tesa a individuare le nuove droghe e le nuove sostanze, per poi far partire segnalazioni di allerta sulla loro diffusione. La sfida per il laboratorio dal punto di vista della ricerca è, dunque, stare dietro al mercato illegale di queste pericolosissime nuove sostanze psicoattive che sono sviluppate da laboratori clandestini e sono immesse sul mercato senza essere mai state testate e senza che si abbia un’idea dei loro effetti sulla salute o si conosca la loro farmacocinetica o la loro farmacodinamica. Si tratta di sostanze che possono essere tossiche, ma anche letali, già dopo la prima o la seconda assunzione. In sostanza stiamo vivendo una vera sperimentazione in vivo sulla pelle dei nostri ragazzi. Per evitare tutto ciò il nostro laboratorio lavora anche in sinergia con l’Istituto superiore di sanità con i sistemi chiamati Snap (Sistemi nazionali di allerta precoce) che esistono in tutta Europa e che diffondono i risultati delle ricerche dei molti laboratori che, come il nostro, lavorano in quest’ambito. Noi, in particolare, siamo all’interno di questo sistema di segnalazione nazionale che tiene conto di tutte le segnalazioni italiane ed europee per vedere quali sono i territori nei quali determinate sostanze cominciano a emergere.

Quante droghe “nuove” riuscite a individuare annualmente?

In realtà dal mercato, dagli utilizzatori, molto poche perché le persone spesso arrivano intossicate al Pronto Soccorso dove viene fatto loro uno screening tossicologico rapido che, ovviamente, dà esito negativo perché l’intossicazione dipende da una sostanza non nota e, quindi, non rilevabile dallo screening e dopo essere stata curata la persona è dimessa senza riferimenti all’uso di droghe. Perciò al nostro laboratorio non arriva il campione da analizzare. In qualche raro caso, per fortuna, la persona si porta dietro la sostanza assunta perché si spaventa per gli effetti imprevisti (es. marjuana contaminata da nuove sostanze) e ciò ci consente di individuare la sostanza sintetica adulterante. Proprio per questo, al fine di contrastare la diffusione delle nuove sostanze, abbiamo necessità di strumentazioni sempre più avanzate e metodiche che nella maggior parte dei casi dobbiamo sviluppare proprio in laboratorio, “home-made”, o anche grazie alla collaborazione dell’Istituto Superiore della Sanità che ci fornisce la materia prima. La lotta alla droga, oggi, infatti, non si può più fermare a cocaina, cannabis, oppiacei e metadone (anche se le droghe “tradizionali” continuano a fare la parte del leone sul mercato), perché le nuove sostanze psicoattive sono estremamente più pericolose, dato che agiscono in maniera non di rado letale a concentrazioni molto più basse delle droghe classiche.

Come si correla tutto ciò al progetto finanziato dal Dipartimento delle Politiche Antidroga del Ministero dell’Interno che vi vede coinvolti insieme alla Polizia Locale e al Comune di Trieste e al Dipartimento delle Dipendenze di Asugi?

In questo caso parliamo di un progetto di cui mi sono fatto promotore e con il quale abbiamo partecipato a un bando ministeriale per progetti inerenti alla diffusione delle droghe e all'incidentalità stradale alcool-droga correlata. Il nostro progetto è stato finanziato per 450mila euro (il finanziamento massimo ottenibile e che è stato concesso solo ad altri cinque progetti in tutta Italia), 140mila dei quali a favore del Burlo. Lo riteniamo un progetto particolarmente importante anche perché, come abbiamo dimostrato in un recente Convegno, organizzato dal professor Stefano D'Errico dell'Istituto di Medicina Legale dell'Università di Trieste, in collaborazione con il sottoscritto, la provincia di Trieste risulterebbe una delle province d'Italia con un consumo di cocaina sopra alla media nazionale e che, dai dati analizzati nel laboratorio di Tossicologia del Burlo, il 20% delle morti cardiache improvvise in età giovanile (<50 anni) è droga correlata.
Nello specifico si tratta di un progetto multidisciplinare che coinvolge vari attori e diverse competenze, rivolto alla prevenzione sui giovani sotto l'aspetto sociale,  ma che ha anche un’importante componente scientifica sviluppata al Burlo con una sperimentazione per l’individuazione di metodiche non invasive (utilizzo della saliva) per la determinazione delle sostanze stupefacenti e per la messa a punto di metodi che permettano di determinare soprattutto le cosiddette Nps (Nuove Sostanze Psicoattive) di cui parlavo prima. Permetterà, infine, l'utilizzo di un vero e proprio laboratorio avanzato mobile, su strada, in affiancamento alle Forze dell'Ordine per la contestazione della guida sotto l'effetto delle sostanze stupefacenti (Art.187 Codice della strada).

 

Data creazione: 
04/04/2023
Data di aggiornamento: 
04/04/2023
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