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Si tratta di una infiammazione della tiroide, la ghiandola del collo che sintetizza gli ormoni tiroidei (triiodotironina, o T3, e tiroxina, o T4), necessari per la regolazione di alcune delle funzioni basali dell’organismo, tra cui la crescita, lo sviluppo neurologico, la frequenza cardiaca, la pressione arteriosa e la termoregolazione.
La causa più comune in assoluto di tiroidite è la forma autoimmune, o tiroidite di Hashimoto, in cui la tiroide è aggredita da una infiammazione scatenata da anticorpi che sono diretti contro le componenti della ghiandola stessa (tireoglobulina e tireoperossidasi), per un errore del sistema immunitario. Rare sono le forme infettive acute (batteriche) o subacute (virali).
I sintomi della tiroidite possono derivare dall’aumento di volume della tiroide infiammata (gozzo, torcicollo, difficoltà a deglutire e respirare) oppure dal suo funzionamento in eccesso o in difetto. L’ipertiroidismo, frequente all’inizio, si presenta con irritabilità sudorazione, tachicardia, diarrea e dimagrimento; l’ipotiroidismo presenta sintomi contrari, con un rallentamento globale.
Quando si sospetta una tiroidite, il primo esame da fare è un prelievo del sangue: si doseranno T3 e T4, che potrebbero anche essere normali, ma soprattutto il TSH, l’ormone “controllore” che regola la produzione a livello della tiroide e che è solitamente aumentato. Un altro esame del sangue utile è il dosaggio degli anticorpi anti tireoglobulina e tireoperossidasi, che sono i veri responsabili del danno alla tiroide nella forma autoimmune. Infine, è fondamentale fare un’ecografia: la tiroide infiammata ha di solito un aspetto disomogeneo e la valutazione del flusso sanguigno evidenzia un aumento a livello della ghiandola malata. Se si fa diagnosi di tiroidite autoimmune, vanno cercate anche altre malattie che possono associarsi, prima fra tutte la celiachia che si sospetta dosando gli anticorpi specifici anti transglutaminasi.
Se la tiroidite si associa all’eutiroidismo (TSH, T3 e T4 sono normali), non è necessaria una terapia specifica ma è indicato un controllo frequente degli esami (una volta ogni tre mesi nel primo anno, poi una volta ogni sei mesi) e dell’ecografia (una volta all’anno). In caso contrario la terapia è quella dell’alterazione degli ormoni: se ci si trova in ipotiroidismo (TSH aumentato, indipendentemente dal valore di T3 e T4) bisogna sostituire l’ormone che manca con L-tiroxina, la forma attiva, che può essere assunta in gocce o in compresse, per un periodo di tempo variabile; in quei casi in cui la tiroidite inizi con una fase di ipertiroidismo (TSH azzerato con elevazione di T3 e T4), sarà necessario usare farmaci come il metilmazolo o il propiltiouracile (meno usato nel bambino) che agiscono bloccando il legame dello iodio con i precursori degli ormoni tiroidei.
La tiroidite può insorgere a qualsiasi età, ma ha un picco in adolescenza ed è più frequente nelle femmine rispetto ai maschi. Va cercata, anche senza sintomi, in bambini con sindromi particolari come la sindrome di Down e la sindrome di Turner e in chi ha già una malattia autoimmune come la celiachia, il diabete di tipo 1 o la vitiligine.