Condizione infiammatoria delle vie respiratorie associata a iper-reattività bronchiale che si esprime con broncocostrizione reversibile (riduzione del calibro delle vie aeree per contrazione della muscolatura dei bronchi) inducibile da stimoli diversi e responsabile di difficoltà respiratoria.

Può essere di natura allergica (asma estrinseco) o da causa non definita (asma intrinseco), quest’ultimo più frequente in età adulta. Alla base vi è una predisposizione genetica. La via finale comune è l’infiammazione del bronco con liberazione di molecole (citochine) che causano contrazione della muscolatura bronchiale, lesioni epiteliali, edema e secrezioni.

Difficoltà respiratoria prominente nella fase di espirazione (il bambino fa fatica a “buttare fuori” l’aria) che può essere accompagnata da “fischi” udibili, senso di oppressione toracico, tosse. I sintomi possono essere continui quando favoriti da un’infezione respiratoria o ricorrenti quando indotti da stimoli sulle vie aeree diversi a seconda del grado d’infiammazione bronchiale (primi minuti di uno sforzo fisico, risata a bocca aperta, inalazione di aria umida o fredda, odori pungenti).

L’anamnesi è spesso esplicativa: la presenza di difficoltà respiratoria che migliora dopo inalazione di broncodilatatore è di per sé indicativa, specie se il problema è ricorrente. Inoltre una familiarità per allergia e/o asma bronchiale, una storia di eczema precoce si associano a rischio di sensibilizzazione allergica e spesso chi sviluppa asma persistente ha una storia di bronchiti asmatiche all’età dell’asilo. I prick-test permettono di riconoscere l’allergene responsabile dell’infiammazione bronchiale, mentre la presenza di eosinofili nel muco nasale in assenza di allergia è una spia di infiammazione eosinofila non allergica (asma intrinseco). La misurazione dei livelli di ossido nitrico esalato è un altro indicatore indiretto della presenza di infiammazione eosinofila delle vie aeree. La spirometria permette di valutare il grado di broncocostrizione e di risposta al broncodilatatore. Spesso la spirometria basale è normale ed è necessario un test da sforzo (attività fisica massimale per 6 minuti) per indurre la broncocostrizione.

In acuzie la terapia è sintomatica; si basa sull’inalazione di un broncodilatatore a breve durata d’azione come il Salbutamolo (in aerosol o in spray con distanziatore), che viene ripetuta ad intervalli di tempo variabili in base all’intensità dell’accesso. Negli episodi più intensi è possibile associare del cortisone per bocca in un’unica somministrazione al giorno. Nei rari casi di mancata risposta, recarsi al Pronto Soccorso più vicino. Diverso è il ruolo della terapia di fondo, volta a curare l’infiammazione bronchiale sottostante che rende il bronco più reattivo agli stimoli. Essa si basa su una terapia inalatoria fissa per almeno due mesi con un cortisonico (es. fluticasone), che può essere associato a un broncodilatatore a lunga emivita (es. salmeterolo). Gli antileucotrienici sono farmaci di 2° o 3° scelta, meglio se associati a un cortisonico inalatorio. Infine, per le forme di difficile trattamento, esistono dei farmaci biologici (anticorpi diretti verso specifici fattori dell’infiammazione), come l’omalizumab.

Spesso la mancata risposta alla terapia di fondo dipende da una scorretta inalazione del farmaco. I cortisonici inalatori sono farmaci studiati per agire localmente e quindi non possono essere efficaci se non arrivano nei bronchi periferici. Pertanto è importante che le modalità di inalazione dei vari device (spray con distanziatore, inalatori di farmaci in polvere) siano ben spiegate al bambino e alla famiglia. Una buona spiegazione della patologia e del significato e ruolo della terapia di fondo permette poi di rendere autonoma la famiglia nella gestione della maggior parte delle forme di asma. Infine attenzione: non tutte le dispnee da sforzo sono dovute all’asma, specie se non rispondono al broncodilatatore o se insorgono tardivamente rispetto all’inizio dell’attività fisica!

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