Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne – 25 novembre 2020

L’Irccs “Burlo Garofolo” ormai da molti anni si adopera per contrastare ogni forma di violenza.

Proprio in occasione della Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne, per confermare la nostra partecipazione e il nostro coinvolgimento, il Cug (Comitato Unico di Garanzia per le pari opportunità, la valorizzazione del benessere di chi lavora e contro le discriminazioni), ha promosso l’adesione del Burlo a un’iniziativa nazionale chiamata “Posto Occupato”, un posto lasciato vuoto per riempire le nostre coscienze di consapevolezza.

Si tratta di un gesto dedicato a tutte le vittime di violenza a cui abbiamo riservato un posto che loro stesse avrebbero dovuto occupare: questo è un segno, un monito silenzioso per cercare di dare voce a chi voce non ha più. Su alcune sedute del nostro ospedale è stata lasciata una rosa rossa accompagnata da alcuni stralci di un racconto che narra le vicissitudini di donne vittime di violenza.

Il Burlo, oltre a dimostrare vicinanza a questo tema in occasione della Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne, è attivo quotidianamente per contrastare ogni forma di violenza nei confronti delle donne e dei minori, fenomeni strettamente interconnessi. Bambini che assistono a violenze di genere sono sempre sottoposti a una violenza e a un forte stress psicologico, oltre al fatto che hanno un rischio aumentato di subire loro stessi violenza diretta. Capire dove c’è violenza di genere aiuta spesso a svelare episodi di abuso sui minori, così come scovare violenze sui minori, potrebbe essere un importante campanello di allarme per rintracciare violenza sulle donne.

Al Burlo esiste un percorso ospedaliero dedicato alle donne vittime di violenza, strumento importante per garantire raccordo e uniformità tra ospedale e territorio ai fini della presa in carico integrata della donna che subisce violenza, e ovviamente dei bambini che fossero eventualmente presenti all’interno del nucleo. È fondamentale per le donne sentirsi capite, ascoltate e soprattutto credute e non giudicate. Al Burlo, grazie a operatori esperti e formati sul tema, le donne vittime di violenza possono instaurare con noi un rapporto duraturo di fiducia e tornare finalmente a essere libere.

Per approfondire guarda la videointervista al dott. Claudio Germani, alla dott.ssa Laura Novello e a Filomena Oronzo, membro del Cug.

Link all'intervista

Ulteriori approfondimenti

"Quando si specchia l'anima" Premio RAI Friuli Venezia Giulia 16° Concorso Internazionale di Scrittura Femminile CITTÀ di TRIESTE Racconti, Filomena Oronzo

Motivazione: un caleidoscopio di volti di donna riflessi in uno specchio e le loro voci che ci raccontano qualcosa della loro storia: così l'autrice sceglie di descrivere, con pochi, sensibili accenni, la condizione femminile, in cui ai sogni si intrecciano troppo spesso delusione, dolore, violenza e morte.

È un’abitudine quotidiana ormai. Per qualcuna forse anche un’ossessione. L’essere perfette, presentabili, senza mai un capello fuori posto o il rossetto sbavato o ancora il rimmel messo male. Ci si guarda allo specchio prima di uscire da casa, per strada negli specchietti delle macchine in doppia fila, in ascensore o ancora sullo schermo del cellulare. La costante voglia di apparire in pubblico in maniera impeccabile tende a sopperire la bellezza della semplicità, della naturalezza, dei capelli che volano via con il vento, spettinati, su quei volti con qualche ruga, o segni del tempo, senza un filo di trucco.
Ogni donna che si guarda allo specchio vede dinanzi a sé il presente riflesso in quel rettangolo, o in quel cerchio sospeso al muro che sembra catturare la sua immagine e allo stesso tempo sembra offuscarla se il leggero vapore di un bagno caldo copre quella superficie fredda. Ma una donna non si ferma al presente. Mai. Trae dal passato gli spunti che le hanno fatto bene o male per togliere quello strato di vapore e guardare oltre. Mirare al futuro.

Quante donne non possono più farlo. Quante donne non possono più guardarsi allo specchio perché i loro occhi sono chiusi e non si riapriranno mai più. Quante non possono più pettinarsi i capelli e raccoglierli in un’acconciatura arrangiata all’ultimo momento. E ancora quelle che non riescono più a guardarsi allo specchio tanto forte è la loro avversione alla vita.
Non sempre è facile accettare certe situazioni e sembra assurdo ma molte donne parlano con sé stesse proprio davanti ad uno specchio, nella speranza di trovare risposte che forse non arriveranno mai o forse ti cambieranno la vita. Occhi negli occhi, fronte contro fronte. Parole farfugliate in silenzio per paura di essere sentite anche dall’altra te. A chi non è mai capitato di rimproverarsi allo specchio, di sorridersi e amarsi. Si, amarsi. Perché il primo amore deve essere per sé stesse, con o senza trucco, con o senza capelli ordinati. In qualsiasi circostanza.

Ogni donna fa di uno specchio il proprio specchio. Ognuna lo osserva, ognuna si osserva e magari si vede o non si rivede in quel riflesso.

Claudia si guarda allo specchio. Sistema i capelli. Non i suoi. Alza di nuovo lo sguardo per vedere se quella parrucca color nocciola l’ha sistemata bene. A lei però non interessa essere presentabile per qualcuno, o essere impeccabile. Lei non ha messo neanche un filo di trucco. Sistema solo la sua parrucca perché non riesce ad accettare ancora di non avere più i suoi lunghi capelli color nocciola. Si, nocciola. Lo stesso colore di quella maledetta parrucca che non avrebbe mai voluto indossare, neanche comprare.

In quello specchio non riesce più a guardarsi Melania. Non potrà mai pettinare davanti ad esso i suoi capelli neri e quelli della sua bambina. Non potrà mai vedere le rughe che le segneranno il tempo che passa, né vedere crescere quella stessa bambina che avrà i suoi capelli e i suoi occhi, perché per lei il tempo si è fermato, in un bosco, durante una passeggiata in famiglia. Il tempo l’ha fermato suo marito e lei è rimasta intrappolata nello specchio dei suoi anni.

Caterina invece cerca di trovare ogni giorno una risposta mentre si pettina i capelli. In alcuni momenti ha paura anche quasi a sfiorarsi il viso con le sue stesse mani. I suoi occhi sono spenti e neanche il mascara riesce a renderli più luminosi. Si asciuga le lacrime, chiude gli occhi così da non vedere riflesso un viso che prima non era mai stato così triste. E spera di dimenticare il torto subito. Spera di ritornare a specchiarsi con l’animo guarito e gli occhi pieni di vita.

 Lettera Quando si specchia l'anima

#Postoccupato foto Burlo Garofolo: 

Data di pubblicazione: 
Martedì, 24 Novembre, 2020

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