RILEVATA E MAPPATA LA PRESENZA DI FERRO E ALTRI INQUINANTI AMBIENTALI NELL’ENDOMETRISI OVARICA

La ricerca è stata curata da un team di ricerca della Clinica Ostetrica e Ginecologica dell’Irccs “Burlo Garofolo”, guidato dalla dottoressa Lorella Pascolo, in collaborazione con Sincrotrone di Trieste e quello di Grenoble.

Il lavoro è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista internazionale “Science of the Total Environment”

È stata recentemente pubblicato sulla rivista internazionale Science of the total enviroment lo studio condotto da un team di ricerca della Clinica Ostetrica e Ginecologica dell’IRCCS “Burlo Garofolo”, guidato dalla dottoressa Lorella Pascolo, in collaborazione col sincrotrone di Trieste in Area Science Park, il sincrotrone Esrf (European Syncrhotron Radiation Facility) di Grenoble (Francia), l’Anatomia Patologica dell’Università di Trieste e lo Stefan Jozef Institute di Lubiana (Slovenia) sul tema Detention and mapping of iron and toxic enviromental elements in human ovarian endometriosis: A suggested combined role che ha dimostrato come nell’endometriosi ovarica ci sia un accumulo di ferro e di altri metalli ed elementi tossici.

L’importante risultato è stato ottenuto grazie alla sinergia fra i ricercatori e i medici della Clinica Ostetrica e Ginecologica diretta dal professor Giuseppe Ricci, dove sono state operate le pazienti affette da endometriosi.

Dottoressa Pascolo, quali erano gli obiettivi del vostro lavoro di ricerca?

L’intento del progetto era di cercare la relazione tra endometriosi e l’accumulo di ferro che si può avere nelle lesioni endometriosiche come conseguenza della patologia, legato anche all’esposizione ambientale a determinati inquinanti. Da tempo è noto che c’è un accumulo di ferro legato all’endometriosi perché nelle lesioni dovute alla crescita di tessuto endometriale in sedi non opportune come le ovaie, la cavità addominale, ecc., si hanno emorragie periodiche (legate al ciclo mestruale) che liberano ferro che va ad accumularsi nei tessuti circostanti alle lesioni.

Siamo partiti da questo dato per cercare di caratterizzare e mappare questi depositi soprattutto a livello delle ovaie. Per la caratterizzazione abbiamo dapprima condotto analisi di tipo istologico e, quindi, altre analisi più avanzate con l’utilizzo della luce di sincrotrone.

Già con le tecniche istologiche tradizionali avevamo rilevato accumuli di ferro nelle lesioni endometriosiche, ma con la luce di sincrotrone si ha una sensibilità molto più alta sia a livello quantitative che qualitativo quando si usano speciali microscopie a raggi X che consentono di realizzare mappature di vari elementi chimici  in un campione istologico  a diversi livelli di risoluzione spaziale (fino ad arrivare al nanometro). Abbiamo condotto esperimenti con queste microscopie sia al Sincrotrone Elettra di Trieste, presso la linea TwinMic che utilizza energie più basse e ci consente di tracciare elementi chimici più leggeri, sia al Ersf di Grenoble presso due laboratori che hanno un’eccellente sensibilità sia per il ferro che altri metalli pesanti.

 

Perché soprattutto a livello ovarico?

Perché esiste un legame con la fertilità: si sa, infatti, che circa un terzo delle donne infertili è affetta da endometriosi, malattia che, più in generale, colpisce circa il 15 per cento delle donne. Il ferro accumulato nelle ovaie ha, dunque, un significato anche per l’infertilità perché accumulandosi crea uno stress ossidativo, sostiene l’infiammazione e può favorire la necrosi delle cellule “avvelenando” il tessuto ovarico. Riteniamo, quindi, ampiamento probabile che il ferro accumulandosi rovini la qualità dei follicoli del tessuto ovarico. Inoltre, esiste un possibile legame fra endometriosi e tumore ovarico e altri studiosi hanno suggerito che una delle concause di questo tumore possa essere proprio l’accumulo di ferro.

Quali risultati avete ottenuto?

Le indagini ci hanno permesso di constatare e quantificare le elevate concentrazioni di ferro a livello delle diverse cellule delle lesioni endometriosiche e dell’ovaio. Abbiamo, inoltre, rilevato la presenza di diversi elementi che sono inquinanti e non naturalmente presenti nel corpo umano come l’alluminio, il bromo, il cromo e il piombo e ciò suggerisce che nelle lesioni endometriosiche si accumulano anche metalli ai quali le donne sono state esposte, per le più diverse cause, durante la vita. Nel caso di questi inquinanti si può trattare di metalli sia ingeriti, sia inalati che si può ipotizzare siano trasportati dal sangue. Tuttavia, non conosciamo ancora il meccanismo molecolare specifico che fa sì che ci siano questi accumuli.

Quante pazienti sono state coinvolte in questa ricerca?

Per questo primo studio abbiamo coinvolto dodici pazienti del Burlo affette da endometriosi e un gruppo di controllo di altre sette donne non affette da endometriosi. Nell’endometrio delle pazienti sane non abbiamo trovato alcun deposito di ferro o metalli, mentre in tutte le pazienti con endometriosi abbiamo trovato diversi livelli di accumulo.

Quali prospettive offre il vostro studio?

Dobbiamo capire se i metalli rinvenuti, che sono chiaramente legati all’inquinamento, sono causa o se “sostengono” la malattia. Nella ricerca abbiamo stabilito che questi elementi inquinanti sono co-localizzati al ferro e con futuri studi dobbiamo, quindi, capire perché ciò accada. Sembrerebbe, infatti, che ci sia un meccanismo comune, ad esempio, ma è solo un’ipotesi da verificare, una proteina o qualche altro fattore che così come trattiene il ferro liberato durante le emorragie trattiene anche gli inquinanti arrivati nel sangue delle pazienti per fattori ambientali.

Un altro obiettivo è vedere se si possano trovare molecole o farmaci chelanti del ferro (cioè che lo legano e ne liberano i tessuti) che possano ridurre i depositi del ferro, e magari degli altri inquinanti, in modo da ridurre la sintomatologia dell’endometriosi. Ovviamente, ci riferiamo all’eliminazione del ferro in eccesso che si accumula in modo anomalo dove non dovrebbe a causa di un dismetabolismo e non certo all’eliminazione generale del ferro presente nel sangue umano e che è un elemento assolutamente necessario alla vita.

 

 

Data creazione: 
03/03/2023
Data di aggiornamento: 
03/03/2023
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