E allora ci domandiamo che cosa è la salute mentale e se la salute mentale in età evolutiva (0-18 anni) è la stessa dell’età adulta.
Possono esserci diverse declinazioni di questo fondamentale concetto ma la definizione dell’Organizzazione Mondiale della Salute è quella forse più completa.
La salute mentale è definita come uno stato di benessere in cui ogni individuo realizza le proprie potenzialità, può affrontare efficacemente i normali stress della vita, può lavorare in modo produttivo e fruttuoso ed è in grado di dare un contributo alla propria comunità. Si tratta quindi di una esplicitazione che definisce la salute mentale in termini positivi che implicano un processo evolutivo di crescita e di arricchimento e non la semplice assenza di malattia.
Se alcune affermazioni sembrano (solo sembrano) riferite più all’età adolescente ed adulta (“lavoro produttivo” e “contributo alla comunità”) il resto definisce obiettivi evolutivi che sono tipici ed intrinseci all’età evolutiva (“realizzare le proprie potenzialità” cognitive ed emotive, potremmo aggiungere, “affrontare efficacemente i normali stress della vita” presenti ad ogni età della vita ma connaturati alla fase di crescita)
In questa ottica la salute mentale inizia già alla nascita quando quel complesso ed affascinante processo di crescita e maturazione del sistema nervoso crea le condizioni che mettono in grado prima il lattante, poi il bambino e poi l’adolescente di modificare e di essere modificato dall’ambiente.
Nella letteratura anglosassone si parla di “nature” (natura) e di “nurture” (letterale nutrire allevare) e questi termini vengono utilizzati anche nei testi specialistici in italiano. In senso lato e semplificando possiamo considerare “nature” come le componenti biologiche di ciascun individuo, essenzialmente il patrimonio genetico che deriva da papà e mamma, e “nurture” come il contesto famigliare, sociale (e quando necessario sanitario) che stimola, protegge e modella la crescita emotiva e cognitiva.
Il “nurturing” però lo possiamo considerare anche proprio di ciascun individuo che, quando con curiosità esplora il mondo per cercare di conoscerlo, “nutre” la sua mente ed il suo cervello.
Questo processo virtuoso sommariamente riassunto viene a definire le coordinate del cosiddetto neurosviluppo. I progressi delle neuroscienze, della genetica e delle scienze sociali ci hanno aiutato a capire che il neurosviluppo è un processo dinamico e sfaccettato che coinvolge le interazioni gene-ambiente che determinano cambiamenti a breve e a lungo termine dell’espressione genica, delle interazioni cellulari, della formazione dei circuiti delle strutture neurali e del comportamento nel tempo.
Quando le condizioni per un armonico neurosviluppo vengono meno o sono insufficienti si vengono a creare le condizioni per un disturbo dello stesso. Le situazioni che rappresentano fattori di rischio per la salute mentale sono numerose come per esempio la presenza di problemi di salute fisica (p.esempio malattie neurologiche malattie genetiche, malattie croniche) la presenza di un disturbo psichiatrico in un genitore, in un fratello, una storia di migrazione, di guerra o di altre condizioni di vita altamente traumatiche, tra cui l’abuso e il maltrattamento.
Il tempo domina il neurosviluppo in quanto alcuni processi maturativi permettono di acquisire competenze cognitive ed emotive sempre più complesse e articolate in precisi periodi della vita. Si parla infatti di “finestre evolutive” durante le quali il bambino apprende conoscenze e competenze che gli serviranno per organizzare la fase successiva di crescita.
Attualmente si parla di disturbi del neurosviluppo (la disabilità intellettiva, i disturbi della comunicazione, il disturbo dello spettro autistico, il disturbo da deficit di attenzione/iperattività, il disturbo specifico dell’apprendimento e i disturbi del movimento) in quanto alcune di queste condizioni si manifestano in prevalenza in specifici periodi della vita. Per esempio l’autismo è un disturbo che si manifesta nei primi anni di vita, il disturbo da deficit di attenzione/iperattività si manifesta nei bambini in età scolare, le psicosi e la schizofrenia in età adolescente. Oltre ai disturbi del neurosviluppo si possono manifestare in questa fascia di età anche i disturbi d’ansia, i disturbi dell’umore, le psicosi. È un processo complesso. Non è infrequente infatti che proprio per le peculiarità connesse alla crescita ed allo sviluppo un quadro clinico possa modificarsi nel tempo cambiando collocazione nosografica prolungandosi poi in età adulta ovvero, ed è più frequente, che più condizioni morbose possano coesistere nello stesso soggetto (comorbidità).
Oltre ai disturbi del neurosviluppo vi è però anche un ampio gruppo di disturbi congeniti (presenti alla nascita) o acquisiti (presenti dopo la nascita), caratterizzati da variabilità di tipologia, prognosi e comorbilità che interferendo con lo sviluppo neuropsichico del bambino ne condiziona il divenire adolescente e poi adulto, determinando in molti casi una disabilità anche grave
Da quanto brevemente esposto deriva che il ruolo del contesto familiare e scolastico e la neurobiologia stessa differiscono in modo significativo tra bambini/adolescenti e adulti, anche quando essi siano apparentemente affetti dallo stesso disturbo. Inoltre, come confermano le osservazioni cliniche e gli studi sperimentali sulla plasticità del cervello, in nessuna altra fase della vita il ruolo dell’ambiente (per il bambino famiglia, scuola, contesti di vita) è così determinante come nel corso dello sviluppo, e richiede quindi attenzioni e interventi mirati.
I disturbi neuropsichici dell’infanzia e dell’adolescenza rappresentano un ambito pediatrico di particolare rilevanza per la salute pubblica, perché richiedono interventi diagnostici, terapeutici e riabilitativi tempestivi e appropriati per modificare decorso. Sono necessarie competenze specialistiche (neuropsichiatri infantili e psicologi dell’età evolutiva) specifiche e in linea con le più recenti evidenze scientifiche che permettano la valutazione multidimensionale e multiprofessionale delle priorità e degli esiti ed il coinvolgimento attivo e l’empowerment* dei familiari e dei contesti di vita. I servizi così organizzati devono avere un radicamento territoriale e capacità di integrazione multi-professionale e multi istituzionale.
L’OMS stima che nel mondo fra il 10 ed il 20% dei bambini e degli adolescenti soffre di disturbi mentali ed afferma che “ se non trattate, queste condizioni influenzano gravemente lo sviluppo dei bambini, i loro percorsi scolastici e il loro potenziale per vivere una vita appagante e produttiva” (tradotto da https://www.who.int/mental_health/maternal-child/child_adolescent/en/)
Di fronte a queste condizioni è quindi necessaria tempestività, appropriatezza e specificità per età e per disturbo, condivisione e personalizzazione della presa in carico, globalità e integrazione, multiprofessionalità e multidimensionalità, continuità longitudinale e trasversale, centralità della persona e della famiglia.
Ad ora queste esigenze ricevono risposte parziali, frammentarie, in un sistema dei servizi di Neuropsichiatria Infantile gravemente insufficiente per risorse e non più adeguato come modelli organizzativi e formazione. Spesso diventa complicato gestire le situazioni di urgenza (neurologica e/o psichiatrica) ovvero le situazioni che richiedono una presa in carico protratta nel tempo a livello territoriale.
È quindi necessario un approccio globale e multisettoriale, attraverso servizi coordinati del settore sanitario e sociale, con particolare attenzione alla promozione, alla prevenzione, trattamento, riabilitazione, cura e recupero.
A noi che operiamo nella Neuropsichiatria Infantile piacerebbe che ci fosse, anche per l’età evolutiva come per l’età adulta, la stessa spinta riformatrice ed il forte pensiero lungimirante e programmatorio che hanno posto le premesse per la rivoluzione culturale ed organizzativa declinata nella legge Basaglia (legge 180 del 13 maggio 1978).
 

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Data di pubblicazione: 
Venerdì, 8 Ottobre, 2021
Data di aggiornamento: 
Venerdì, 8 Ottobre, 2021

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