In occasione della Giornata mondiale del Lupus Eritematoso, il prof. Alberto Tommasini, immunologo pediatra presso la clinica pediatrica e il laboratorio di pediatria, illustra caratteristiche, diagnosi, cura e progressi scientifici di questa patologia autoimmune di natura infiammatoria ampiamente studiata al Burlo Garofolo.

Cos’è il Lupus Eritematoso?
Si tratta di una malattia infiammatoria mediata dal nostro sistema immunitario che può interessare tutti gli organi del corpo, per questo motivo si parla di Lupus Eritematoso Sistemico. In età pediatrica, specialmente prima della pubertà, è considerata una malattia molto rara, mentre nel giovane adulto diventa più frequente, soprattutto nel sesso femminile. L’insorgenza estremamente precoce, che non lascia dunque il tempo di accumulare molti fattori ambientali, fa ipotizzare un maggior peso di fattori genetici definiti, la cui identificazione può permettere  di scegliere terapie efficaci e mirate che altrimenti non sarebbero tenute in considerazione.


Come nasce il sospetto di Lupus?
Il sospetto, in aggiunta all’esperienza del reumatologo, si pone sull’osservazione di alcuni aspetti caratteristici come rush a farfalla, arrossamento delle zone esposte alla luce e all’aria e manifestazioni infiammatorie a carico di pelle, mucose, reni, polmoni o sistema nervoso centrale, dolori articolari e artrite di solito non grave, ma che nelle mani e piedi può assumere un aspetto deformante.

Inoltre, vanno ricercate alterazioni a carico del sangue quali anemia, riduzione del numero di piastrine e di globuli bianchi. Trattandosi di un processo infiammatorio si possono valutare anche indici a esso correlati quali la velocità di eritrosedimentazione (Ves), che misura la velocità con cui i globuli rossi di un campione di sangue sedimentano sul fondo della provetta che lo contiene, e la presenza di valori aumentati di proteina C reattiva (Pcr). Altri elementi che possono supportare la diagnosi clinica sono gli autoanticorpi anti nucleo e altri anticorpi rivolti contro le nostre cellule, correlati a numerose malattie autoimmuni, tra cui il Lupus.


In che modo la ricerca svolta al Burlo ha fornito ulteriori competenze sul Lupus?
Nel 2017 abbiamo identificato una nuova malattia genetica caratterizzata da un’infiammazione anomala dominata da interferoni, responsabile di una sintomatologia molto simile a quella del Lupus. Gli interferoni sono sostanze normalmente prodotte dal sistema immunitario in seguito a infezioni virali che, quando prodotte in eccesso, possono condurre a gravi manifestazioni infiammatorie. Questa scoperta, oltre a consentirci di trattare opportunamente il ragazzo affetto da questa patologia con farmaci mirati, cosa che gli ha permesso di camminare e condurre una vita quasi del tutto normale, è stata la spinta promotrice per iniziare a studiare la misura dell’infiammazione interferonica oltre a quella degli anticorpi più tipici. Questi dati possono aiutare a scegliere se, nel Lupus e in malattie simili, sia meglio indirizzare la terapia farmacologica  a ridurre/bloccare gli effetti dell’interferone o a ridurre gli autoanticorpi presenti.

Nel 2019, al Burlo, abbiamo messo a punto una metodica volta proprio a misurare i livelli di infiammazione interferonica che permetta di rendere comparabili i dati dei vari laboratori. È  bastato comprendere l’importanza di mescolare il materiale genetico di un numero sufficiente di persone eterogenee per attenuare le differenze che ci possono essere tra i diversi soggetti a causa di età e condizioni di salute.


Come è cambiato, grazie alla ricerca, il trattamento farmacologico del Lupus?
Malattie autoimmuni e infiammatorie come il Lupus o simili, fino a qualche anno fa venivano trattate con alti dosaggi di cortisonici, con risultati mediocri, raggiunti a costo di numerosi effetti collaterali. Per questo motivo capire l’importanza della componente infiammatoria di natura interferonica ha permesso, grazie a numerosi studi svolti, di diminuire il dosaggio di cortisone, sfruttando farmaci indirizzati alla diminuzione dell’interferone come i Jak-inibitori, usati off- label, per cui non ancora consigliati specificatamente per il Lupus. Nel caso in cui la componente più presente sia quella autoimmune verranno usati farmaci per eliminare anticorpi dannosi.
Inoltre, grazie a uno studio recentemente pubblicato, svolto in collaborazione con l’Irccs San Matteo di Pavia, abbiamo valutato la risposta interferonica nella rarissima malattia chiamata Aicardi Goutières che, in termini di manifestazioni cliniche, è in parte sovrapponibile al Lupus Eritematoso Sistemico e ad alcune infezioni virali congenite (compresa l’infezione da virus dell’HIV) a causa di un processo patogenetico comune: l’alterata regolazione della produzione di interferone. In questo caso abbiamo tenuto in considerazione due tipi diversi di farmaci: quelli nuovi chiamati Jak-inibitori e quelli vecchi, ovvero gli antimalarici.

Un altro studio recentemente pubblicato sulla rivista “Cells” identifica meccanismi molecolari che possono spiegare perché in alcuni casi la produzione di interferone, tipica delle infezioni virali, può essere aumentata anche dopo infezioni batteriche o forse anche per il rilascio di componenti batteriche dalla flora intestinale.


Qual è il più grande insegnamento lasciato dai numerosi studi svolti su questa malattia?
Oltre ai grandi progressi in termini di diagnosi e trattamento del Lupus e di malattie simili, i vari studi, e in particolare modo l’ultimo che verrà pubblicato a breve sulla rivista “Pediatric Rheumatoloy”, ci hanno insegnato come, anche in pediatria, le malattie possano avere caratteristiche intermedie tra più patologie. Si parla di sindrome da overlap, come quella che abbiamo potuto riscontrare in alcuni bambini con afte infiammatorie ricorrenti, in cui si ritrovano aspetti intermedi tra malattia di Behcet e Lupus Eritematoso. In questo caso bisogna immediatamente porsi il dubbio che alla base ci sia una malattia monogenica che va indagata. Fare ricerca infatti, permette inevitabilmente di curare meglio.

C.F.

Sintomatologia cutanea tipica del Lupus Eritematoso Sistemico

Per approfondire gli studi citati:

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC5736616/

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC6787630/

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7183668/ 

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7590237/ 

https://www.nature.com/articles/s41423-021-00657-0

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC8067196/

 

Data creazione: 
10/05/2021
Data di aggiornamento: 
10/05/2021
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