1. Ho la MICI perché mangio in modo sbagliato?
NO
C’è differenza tra affermare che la dieta ha un effetto sulle malattie infiammatorie croniche intestinali (MICI), e dire che un determinato tipo di dieta è la responsabile dello sviluppo di esse.
Le MICI sono patologie multifattoriali, il che significa che la loro insorgenza è conseguenza dell’interazione tra diversi fattori, genetici e ambientali.
Tra quest’ultimi si annovera anche l’alimentazione. Diversi studi epidemiologici hanno dimostrato una correlazione tra l’aumento del rischio di MICI e lo stile alimentare occidentale (Western diet), che consiste in una dieta ricca di prodotti industriali, emulsionanti, acidi grassi insaturi, proteine e zuccheri semplici e povera di frutta e verdura. (1).
Tuttavia, non necessariamente chi consuma sistematicamente questi alimenti svilupperà la patologia, né tantomeno chi sviluppa la malattia ne ha consumati eccessivamente in passato. (2)
2. E' possibile curare le MICI con la dieta?
Sì e NO
L’obiettivo principale della terapia nelle MICI è spegnere l’infiammazione e mantenerla spenta il più a lungo possibile, ma ad oggi nessuna terapia è in grado di curare definitivamente le MICI.
Detto questo, la dieta può essere una strategia terapeutica molto valida, ad esempio, nella malattia di Crohn. In questo contesto, ad oggi, per terapia dietetica si intendono 2 principali opzioni: (3)
1) La Nutrizione Enterale Esclusiva (NEE), a base di un alimento in polvere nutrizionalmente completo che sostituisce tutti i pasti e può essere somministrato per via orale o attraverso un sondino naso-gastrico;
2) La Crohn’s Disease Exclusion Diet (CDED), che prevede di associare all’alimento in polvere pochi alimenti selezionati (es: riso, patate, carni bianche, pesce azzurro, uova e alcuni tipi di frutta e verdura).
Entrambe le opzioni funzionano mettendo a riposo l’intestino, ovvero eliminando i componenti alimentari che possono influire sullo stato di attivazione delle cellule immunitarie residenti nella mucosa intestinale, e sono efficaci nell’indurre la remissione della malattia di Crohn in circa il 70% dei pazienti. (4)
Purtroppo la prosecuzione nel lungo periodo di queste diete non è facile per tutti per via della loro composizione molto selettiva. Inoltre una volta ripristinata la normale alimentazione l’infiammazione può tornare a manifestarsi nel 40-50% dei casi a distanza di 12 mesi dalla sospensione. (5)
Per quanto riguarda la NEE vi è evidenza che mantenere una quantità corrispondente a circa il 50% del fabbisogno calorico, liberalizzando la dieta per il restante 50%, è utile nel mantenere la remissione di malattia più a lungo. (6)
Nuovi schemi alimentari sono in corso di studio.
Al di fuori di questi due approcci nutrizionali, la dieta da seguire è quella basata sui principi della sana alimentazione (1), quindi:
- Pasti regolari ed equilibrati e il più possibile vari
- Alto consumo di frutta e verdura, circa 5 porzioni al giorno
- Consumo quotidiano di cereali
- Adeguato consumo di proteine, alternando spesso tra legumi, pesce, uova, formaggi e carne, limitando gli insaccati
- Ridotto consumo di alimenti di origine industriale, ultraprocessati e bevande zuccherate
3. Posso continuare a mangiare glutine?
SI
Il glutine è un complesso proteico contenuto in alcuni cereali, tra cui il frumento, il farro, l’orzo, la segale. Nelle MICI il glutine può essere consumato normalmente, tranne nel caso in cui il medico prescriva la CDED come trattamento terapeutico-nutrizionale, che tra gli altri alimenti, esclude anche il glutine.
In questo caso, una volta concluso il periodo di trattamento, il glutine può essere reintrodotto. (7)
È bene sapere che il glutine di per sé non è mai la causa di una ricaduta di malattia e l’unica evenienza in cui sia necessaria la dieta senza glutine in un paziente con MICI è quella in cui coesista la diagnosi di celiachia. (8).
Detto ciò, alcune persone possono trovare gli alimenti contenenti glutine difficile da “digerire” o sperimentare sintomi come gonfiore, dolore addominale, diarrea in concomitanza con il consumo di questi alimenti. In questi casi, limitare il consumo di glutine è lecito ed è una scelta individuale.
4. Posso bere latte e mangiare latticini?
SI
Il latte e i suoi derivati (es: ricotta, formaggi freschi, burro, panna, ecc) sono alimenti ricchi in proteine ad alto valore biologico, calcio e diverse vitamine, che sono nutrienti utili nel periodo di crescita. Il latte e i suoi derivati contengono anche degli zuccheri semplici, principalmente rappresentati dal lattosio verso cui alcune persone sviluppano un problema di intolleranza.
Questo problema è indipendente dalla MICI e consiste in una carenza dell’enzima digestivo lattasi. L’enzima lattasi, risiede nel nostro intestino ed è preposto alla digestione del lattosio.
In circa un terzo della popolazione generale adulta (con una prevalenza variabile in funzione dell’area geografica) (9) questo enzima perde la sua funzione e di conseguenza compaiono i sintomi tipici dell’intolleranza al lattosio (gonfiore, dolore addominale e diarrea dopo pochi minuti/ore l’ingestione di latte e derivati).
Chi è intollerante al lattosio può decidere se eliminare completamente gli alimenti che lo contengono, o se mantenerne una quantità tollerata, senza il rischio che l’intestino ne sia danneggiato. (7)
Anche in chi ha una MICI, non ci sono evidenze che il lattosio di per sé possa avere un effetto dannoso sulla mucosa intestinale e in generale sul controllo dell’infiammazione. Come per il glutine, anche per il lattosio le diete di esclusione (CDED e NEE) ne prevedono l’eliminazione temporanea. (1).
5. .. e le fibre, fanno male?
NO, con poche eccezioni
In generale, le fibre non fanno male e i cibi che le contengono sono ricchi anche di altri nutrienti, come vitamine e minerali, fondamentali per il nostro organismo.
È importante però sapere che non tutta la fibra è uguale, si distingue infatti in fibra “insolubile” e fibra “solubile”. La fibra “insolubile”, è presente in quantità nelle verdure visibilmente fibrose (come biete, fagiolini, insalata iceberg, ecc), nei cereali integrali e crusca, questa non viene digerita nell’intestino umano e viene pertanto eliminata. (7)
Il consumo di alimenti ad alto contenuto di questo tipo di fibra va evitato nelle persone che presentano dei restringimenti (stenosi) di alcuni tratti del piccolo intestino (evenienza che può verificarsi nelle persone con malattia di Crohn o in chi è stato sottoposto a interventi di resezione intestinale) poiché possono causare dolore e in casi estremi, un’ostruzione al transito intestinale. (1)
La fibra “solubile”, contenuta in frutta, legumi e verdura, viene fermentata nel colon ad opera dei batteri del microbiota intestinale e viene trasformata in acidi grassi a catena corta, come il butirrato, che sono un importante substrato energetico per l’epitelio intestinale e possono avere una funzione antinfiammatoria.
Per quanto detto, quindi, non ci sono controindicazioni a consumare cibi contenenti fibre. Durante la riattivazione dell’infiammazione, però, qualcuno potrebbe tollerare poco questi alimenti, e sarà quindi ragionevole ridurne temporaneamente l’apporto.
6. Può essere utile fare i “test delle intolleranze”?
NO
Per capire se c’è bisogno di cercare un’intolleranza alimentare è bene definire cosa siano, poiché spesso il termine “intolleranze” viene utilizzato in maniera ampia, e talvolta impropria, per indicare la comparsa di disturbi di vario genere (dolore addominale, cefalea, insonnia…) conseguente al consumo un alimento o di classi di alimenti.
Esistono in commercio numerose tipologie di test che vengono proposti per la diagnosi di intolleranze alimentari, come il dosaggio delle IgG4, i test su sangue da dito, saliva, DNA, capelli e altro ancora. Nessuno di questi test è, tuttavia, validato né è supportato da evidenze scientifiche.
Le uniche malattie correlate agli alimenti, intendendo come tali quelle condizioni causate da una risposta anomala del nostro organismo a determinati alimenti, che sono ben definite sul piano patogenetico e dei sintomi sono l’intolleranza al lattosio, la celiachia e le allergie alimentari IgE mediate e cellulo-mediate.
Come già detto, l’intolleranza al lattosio è un difetto enzimatico che si verifica più spesso all’avanzare dell’età e che si può diagnosticare su base clinica (comparsa di sintomi specifici in relazione al consumo di cibi contenenti lattosio) ed eventualmente facendo ricorso al Breath test. La celiachia è una condizione autoimmune che si manifesta in soggetti geneticamente predisposti la cui diagnosi si pone in presenza di anticorpi specifici, dosabili su sangue, e del danno della mucosa duodenale, documentabile all’esame istologico su frammenti bioptici da mucosa duodenale prelevati mediante gastroscopia.
Le allergie IgE mediate e cellulo-mediate infine si manifestano con sintomi ben riconoscibili sul piano clinico e sono diagnosticabili con test specifici.
Al di fuori di queste condizioni patologiche, è comunque ben noto come alcuni alimenti possono provocare disturbi quali gonfiore e irregolarità nella funzione intestinale. Ad esempio, la fibra insolubile molto presente nei legumi (es. fagioli, ceci, ecc), nei cereali integrali (es. farro, orzo, ecc) o nelle brassicacee (es. verza, cavolfiore, cavolo, ecc) può fermentare nel tratto intestinale e provocare meteorismo, soprattutto nei soggetti che non consumano spesso questi alimenti. Tuttavia, queste manifestazioni sono da ricondurre a fenomeni fisiologici.
Eliminare o ridurre questo tipo di alimenti nella propria dieta è una scelta individuale, ma è sempre consigliabile parlarne con il proprio curante.
Pertanto, per rispondere alla domanda iniziale, in caso di MICI, non è necessario sottoporsi a test delle intolleranze.
Tuttavia, qualora ci sia una forte correlazione tra il consumo di un preciso alimento (es. cibi contenenti lattosio o glutine) e la comparsa di disturbi intestinali, si può decidere di evitarlo per un periodo di tempo ad esempio fino alla risoluzione dell’infiammazione intestinale MICI correlata in caso di malattia attiva. In questi casi, una volta raggiunta la remissione, è consigliato riprendere gradualmente a consumare quell’alimento. (10)
7. Posso mangiare anche le "schifezze?" (ultraprocessati, bevande zuccherate..)
Perche no? Ma con moderazione..
Siamo d’accordo che le cosiddette “schifezze”, come cibi ultraprocessati, “junk” food, bevande zuccherate, ecc… non fanno parte di una sana alimentazione, poiché ricche di sostanze, come grassi, zuccheri semplici, coloranti, emulsionanti, ecc, che se consumate in grandi quantità non fanno bene al nostro organismo. (2)
È, però, importante riconoscere che il cibo ha anche un’importantissima funzione sociale.
E quindi posso mangiarli o no?! Puoi, con moderazione purché il loro consumo non sia abituale, ma limitato alle occasioni speciali e nell’ambito di un’alimentazione sana nella quotidianità.
Bibliografia
1. Bischoff SC et al, Clin Nutr. 2023 Mar;42(3):352-379.doi: 10.1016/j.clnu.2022.12.004.
2. Narula N et al, BMJ. 2021 Jul 14:374:n1554. doi: 10.1136/bmj.n1554.
3. van Rheenen PF et al, J Crohns Colitis. 2020 Oct 7:jjaa161. doi: 10.1093/ecco-jcc/jjaa161
4. Levine A et al, Gastroenterology. 2019 Aug;157(2):440-450.e8. doi: 10.1053/j.gastro.2019.04.021.
5. Abi Faiman et al, Eur J Gastroenterol Hepatol 2014 Mar;26(3):276-81.doi: 10.1097/MEG.0000000000000027.
6. Verburgt CM et al, Nutrients. 2021 Jan 13;13(1):212. doi: 10.3390/nu13010212.
7. Levine A et al, Clin Gastroenterol Hepatol. 2020 May;18(6):1381-1392.doi: 10.1016/j.cgh.2020.01.046.
8. Roncoroni L et al, Nutrients. 2022 Feb 10;14(4):751. doi: 10.3390/nu14040751.
9. Storhaug CL et al, Lancet Gastroenterol Hepatol. 2017 Oct;2(10):738-746.10. Zingone, F. et al, Nutrients. 2023 Nov 30;15(23):4969. doi: 10.3390/nu15234969.
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